Reparto per le cure precoci contro il Covid: soluzione adeguata o nuovo passo verso la riconversione del Santa Barbara? *
di Gaspare STUMPO *
HA PRODOTTO pareri discordanti la notizia dell’attivazione di un reparto per le cure precoci contro il Covid all’interno del presidio ospedaliero di Rogliano. Secondo alcuni, infatti, quello che è stato definito il primo centro pilota a sud di Cosenza sarebbe “un valido supporto” per quanto concerne le cure domiciliari ai pazienti colpiti dal virus, secondo altri, invece, costituirebbe “l’ennesimo annuncio in un quadro di carente progettualità per il riordino del plesso stesso”. Il fatto che la nuova area nosocomiale predisposta su indicazione del Comitato Tecnico Regionale per l’Emergenza Covid sia di pertinenza Asp ha fatto storcere il naso a quanti pensano che l’ospedale del Savuto sia destinato ad essere riconvertito in Casa della Salute (o Casa della Comunità), ovvero, in una sorta di poliambulatorio specialistico gestito, appunto, dall’Azienda Sanitaria Provinciale. Attualmente, ricordiamo, il “Santa Barbara” è uno dei tre stabilimenti sanitari (gli altri sono l’Annunziata e il Mariano Santo) che costituiscono l’Azienda Ospedaliera di Cosenza. La chiusura delle sale operatorie, la dismissione di alcuni importanti servizi e la riconversione, benché temporanea, in Covid Hospital, farebbe presupporre una operazione di progressivo smantellamento della sede ospedaliera e la sua trasformazione in struttura dedicata alla Medicina territoriale. Il nosocomio roglianese è stato indentificato, infatti, quale Centro per la prescrizione degli antivirali orali e per la somministrazione degli anticorpi monoclonali e degli antivirali per via endovenosa. Lo stesso consigliere regionale Pierluigi Caputo ha fatto sapere che “i locali in uso all’Asp di Cosenza saranno utilizzati per l’allestimento di ambulatori dedicati alla visita di pazienti positivi per Sars CoV-2, previa identificazione di percorsi dedicati” mentre “altri spazi saranno utilizzati per la somministrazione di anticorpi monoclonali ed antivirali per via endovenosa”. E’ chiaro che l’implementazione di un reparto dedicato alla cura della malattia in un momento storico particolarmente difficile dal punto di vista socio-sanitario rappresenta un ottimo deterrente rispetto alle attività (e alle necessità) dell’ospedale Hub in chiave emergenziale e in rapporto al resto delle patologie gravi. Tuttavia (e i fatti lo dimostrano), per l’ospedale di Rogliano non ci sarebbero, al momento, né indicazioni né tantomeno garanzie circa un suo ruolo “attivo” nel futuro dell’Azienda ospedaliera di Cosenza.
*(gasparemichelestumpo@pecgiornalisti.it)
Fonte: Parola di Vita