“Il monaco che vinse l’Apocalisse”. Luoghi silani per le riprese del film su Gioacchino da Fiore
IL REGISTA Jordan River è stato letteralmente travolto dalla grande figura dell’Abate di Fiore. Da più di un anno sta lavorando al film su Gioacchino da Fiore con i tecnici delle immagini per ricostruire i luoghi e le bellezze medievali di inizio millennio ma anche per far scoprire al grande pubblico quella che è stata una delle più grandi figura della teologia medievale. Un uomo la cui brillante intelligenza ha fatto luce sulla ricerca e sulla storia, consultato da pontefici e da re, la cui statura ha attraversato i confini della Calabria e ancor oggi affascina i pensatori e i sognatori. Con caparbia volontà ha voluto conoscere a fondo il personaggio, si è messo in cammino lui insieme alla sua squadra di lavoro, ha ascoltato studiosi e teologi, ha parlato con gli esperti del Centro Studi Internazionali di San Giovanni in Fiore e con il postulatore della diocesi, è andato sui posti, ha respirato l’aria gioachimita, ha ascoltato le vibrazioni del monaco calabrese. Ora sono cominciate le riprese che toccheranno non solo la Calabria ma anche il Lazio e altre regioni italiane. Ha cercato i luoghi che aveva usato come set lo stesso Pasolini, sta facendo un lavoro meraviglioso di ricostruzione delle abbazie a partire dai ruderi. Anche Cosenza e l’altopiano silano, la cripta dell’abbazia florense fra i set scelti dal regista.
La riprese della carovana cinematografica del film “Il Monaco che vinse l’Apocalisse”, prodotto dalla Delta Pictures e affidata al regista Jordan River in Calabria si concluderanno domani 31 luglio per poi riprendere a fine anno per girare alcune scene invernali. Tra i luoghi scelti ed interessati dalle riprese il set ha già fatto diverse tappe in Calabria anche il Castello di Oriolo, quello di Roseto Capo Spulico, il canyon di Civita, le piccole ‘dolomiti’ di Frascineto, il fiume di San Sosti nel Parco Nazionale del Pollino, le grotte di Pietrapaola e di Zungri, San Giovanni in Fiore, i Giganti della Sila.
Il 28 giugno, anche il sagrato della Cattedrale di Cosenza, è stata teatro del set cinematografico dove è stata girata la scena dell’accoglienza di Gioacchino a Casamari. Un’occasione unica per il Duomo bruzio che si va ad incastonare in questo anno celebrativo degli ottocento anni della sua dedicazione.
A San Giovanni in Fiore invece il regista ha girato la scena della tonsura. Ed ancora, dopo sessant’anni dalla venuta di Pier Paolo Pasolini e dalla scelta dell’artista di girare sulle dune di argilla il celebre “Il Vangelo Secondo Matteo”, il regista calabrese River ha scelto come altra location per “Il Monaco che vinse l’Apocalisse” i calanchi del Marchesato tra Cutro e Roccabernarda.
Sul set Francesco Turbanti, che interpreta l’abate Gioacchino e Bill Hutchens che veste i panni del cabalista ebreo incontrato dall’abate durante la traversata nel deserto lungo la strada per Gerusalemme. Il Kolossal vede maestranze di alto livello con il direttore della fotografia Gianni Mammolotti; le scenografie di Davide De Stefano; il truccatore Vittorio Sodano ed ancora l’attore Remo Girone, Felicity Jones, Adrian Paul. Ma nel cast c’è anche un attore cosentino di Torano Castello, Alessandro Cipolla, 30 anni, che interpreta il monaco Johannes, una figura che ruota attorno alla vita di Gioacchino da Fiore.
Dalla trama del film, in lavorazione, che uscirà nelle sale il 2024, si evince che “imperano le Crociate. Il saio di Gioacchino è ormai diventato come una seconda pelle. Avvolto dall’oscurità del mondo, la sua vita s’intreccia tra esperienze oniriche e visioni mistiche. Un fiume d’olio è dinnanzi ai suoi occhi. L’asceta ha la rivelazione divina, nonché profezie e visioni che solo il suo cuore riesce a disvelare. La sua ultima impresa è la più difficile dell’uomo: vincere l’apocalisse”. “Il film ha la finalità di restituire non solo la vita del monaco, dell’abate, del fondatore della congregazione dei florensi, ma di far conoscere la complessità e la bellezza del percorso di uno dei pensatori più influenti del medioevo – dichiara il regista River. Il sommo poeta Dante Alighieri riconosce Gioacchino come “di spirito profetico dotato”, e quando parla di lui nel XII canto del Paradiso lo inserisce tra i sapienti”. “Attraverso questo kolossal si dovrà avere la sensazione di aver fatto un viaggio al fianco di un uomo semplice – ha aggiungo River – che quasi per mano ci ha guidati a vivere la vita e l’amore tra gli esseri viventi”.
La nostra diocesi ovviamente ha offerto la massima collaborazione e ha dato al film il patrocinio per il grande interesse culturale ed ecclesiale.
Fonte: Parola di Vita