Musica. Schubertiadi Bruzie: salotto di condivisione, dialogo e ascolto
NATA al tepore di un caffè tra amici, colleghi, anime vibrano alla stessa frequenza quando si parla di fare musica, la prima edizione delle Schubertiadi Bruzie si è conclusa tra le bollicine di un aperitivo e le note di due giovanissime promesse. Il leit motiv di quella che i due direttori artistici, Margherita Capalbo e Maria Luisa Pagnotta, non vogliono sia considerata una stagione concertistica, ma piuttosto un salotto di condivisione, di dialogo e di ascolto (proprio nello spirito degli omonimi incontri musicali viennesi), è stato il legame, quel (doppio) filo sottile che lega i musicisti tra loro, alla musica e al pubblico. Un’esperienza nuova quella a cui ha preso parte il pubblico, in brevissimo tempo divenuto “affezionato”: l’ascolto puro, privo di informazioni e opinioni preconfezionate. Un ascolto che ha messo in comunicazione diretta i musicisti e i fruitori, anche attraverso un dialogo fatto di condivisione e comunicazione “alla pari”. Un viaggio iniziato con la musica barocca delle Antiche Dissonanze, un trio di nuovissima formazione che proprio le Schubertiadi Bruzie hanno tenuto a battesimo, formato da tre giovani musiciste legate da una profonda amicizia e dall’amore per una musica che proviene da lontano, una musica che ci riporta indietro di secoli, anche attraverso l’utilizzo di strumenti e diapason originali, ad un tempo in cui la vita era pervasa dalla musica e scorreva più lenta, senza neanche il più vago presagio della frenesia moderna. Un tempo in cui le “dissonanze”, cioè quegli urti tra i suoni in diverse epoche ritenuti spiacevoli o addirittura peccaminosi e dissacranti, erano visti come una ricchezza, come un incontro attraverso cui creare la bellezza. E le tre musiciste – Maria Luisa Pagnotta, flauto traversiere; Edvige Roncone, violino barocco; Chiara Cattani, clavicembalo – non potrebbero essere più “dissonanti” in quanto a percorso musicale, origini e bagaglio, ma proprio come le dissonanze musicali creano bellezza e magia. Attraverso la musica di Telemann e Handel, dunque, il pubblico è stato accompagnato nel mondo antico, ne ha assaporato la pienezza e la bellezza, ne ha udito il suono e, infine, ne ha indagato l’essenza attraverso il dialogo con le musiciste. Dalle delicate Sonate di Handel alle Sonate Metodiche di Telemann, grazie alle quali è possibile godere di fioriture originali, passando per la Triosonata sempre di Telemann, le Antiche Dissonanze hanno offerto un saggio di quello che era la musica nel periodo barocco: un continuo alternarsi di affetti, la condivisione del bello, l’attività creativa dei musicisti che attraverso le fioriture rendevano unico ciascun brano. Il tutto reso ancora più suggestivo dall’utilizzo di strumenti originali, quindi con una intonazione a cui il nostro orecchio non è abituato, ma a cui non fatica ad adeguarsi quando si trova di fronte a capolavori della musica così ben eseguiti. Sono stati questi gli ingredienti che hanno dato vita ad un’atmosfera magica, impreziosita dalla bellissima acustica della Sala degli Stemmi della Curia Arcivescovile che ha ospitato l’evento.
Protagonista del secondo appuntamento, che si è invece svolto nel Salone degli Stemmi del Palazzo del Governo, il duo Le Midi, anch’esso tenuto a battesimo dalle Schubertiadi Bruzie. Due musicisti di talento, presenti tanto sulla scena locale quanto su quella nazionale e internazionale. Ivan Nardelli e Margherita Capalbo, flauto e pianoforte, hanno incantato il pubblico con virtuosismi e momenti di delicata intimità, hanno dialogato e condiviso le loro emozioni. La diversità dei due strumenti ha offerto ai due musicisti la possibilità di completarsi, di dare vita al sensibile dialogo di cui sono stati protagonisti in perfetta sintonia interpretativa ed equilibrata espressione di valori tecnici. Un programma impegnativo, pagine bellissime scelte con cura e volte ad evidenziare il virtuosismo e la cantabilità del flauto da una parte e la forza armonica e dinamica del pianoforte dall’altra: un percorso nel ‘900 flautistico attraverso autori quali Prokofiev, Martin, Fauré e Gaubert passando anche attraverso un brano composto dallo stesso Ivan Nardelli.
Il concerto di chiusura di questa prima parte della prima edizione delle Schubertiadi Bruzie (il cui ultimo appuntamento è fissato per il prossimo settembre, con il duo De Luca – violino e pianoforte) ha, infine, puntato sui giovani talenti, le giovani promesse musicali locali. A sedersi al pianoforte è stato, infatti, il diciottenne Matteo Mauro, che nell’atmosfera inusuale ma sicuramente magica e accattivante della terrazza di V’Incanto, ha emozionato un pubblico attento e partecipativo. Quest’ultimo evento ha visto realizzarsi altri frammenti del grande sogno delle due direttrici artistiche: liberare la musica classica dalla “nicchia”, portandola nei luoghi della vita comune, e valorizzare tanto i talenti locali quanto le attività locali attraverso una delle più belle Arti che l’uomo abbia concepito. Attraverso le note di Chopin, Debussy, Bach, Beethoven, Scriabin, Rachmaninov e Prokofiev il pubblico ha completamente dimenticato la frenesia della vita cittadina per immergersi in un’esperienza nuova e avvincente, ricca di emozioni. Momenti di delicata intimità alternati a momenti di grande virtuosismo che lasciano presagire che, di questo ragazzo, si sentirà parlare. Ad affiancarlo in questa esperienza, la giovanissima Matilde Celani che, con il suo violoncello, ha deliziato il pubblico con due brani, di Saint-Saens e Schumann. Anche per loro, dunque, un repertorio impegnativo e variegato, e grandi momenti di condivisione musicale ed emotiva.
Il Duomo di Cosenza, il Palazzo del Governo e V’Incanto: tre location diverse per tre appuntamenti diversi ma uniti da un sottile fil rouge. Enti, personalità e attività che hanno inteso sposare il progetto innovativo, frizzante e coraggioso di due giovani amiche, colleghe e musiciste unite, oltre che da un sincero affetto e da reciproca stima, dal comune intento di partecipare e arricchire la vita culturale della città, perché la cultura non è mai troppa. Un obiettivo, anche per via degli intenti filantropici e di valorizzazione del territorio, che ben si adatta alle parole del Ministro francese della Cultura, Maurice Fleuret – compositore, giornalista, critico musicale – a proposito della Festa della Musica, di cui peraltro fu uno degli iniziatori: “La musica dappertutto, il concerto in nessun luogo”.