Emanuele Giacoia: un galantuomo, un giornalista di Serie A *
di Luigi Michele Perri *
UN GENTILUOMO, un signore a tutto tondo. Un giornalista vero, una qualità da serie A. La sua eleganza televisiva era la stessa che, senza che lui lo volesse, lo distingueva naturalmente nella vita di ogni giorno. Emanuele Giacoia (nella foto) non c’è più dall’altro ieri. Nacque a Grassano (Matera) il 4 marzo 1929. Non ancora trentenne, approdò a Cosenza, da giovane annunciatore della Rai. Conseguì i primi successi nei cineteatri della Calabria, da dove condusse la fortunata serie di spettacoli radiofonici itineranti, “Microfono d’argento”, che poneva in competizione squadre di aspiranti artisti in rappresentanza dei rispettivi Comuni. Il 15 giugno del 1961 divenne giornalista professionista, come attesta la sua iscrizione all’Ordine professionale. Da quel momento in poi, radio e televisione gli spianarono la strada verso una carriera che lo portò alla direzione della Testata giornalistica regionale della Rai e che, per decenni, lo caratterizzò come voce e volto simbolo di Rai Calabria. Toccò l’acme della sua popolarità, da grande cronista di calcio, con la trasmissione “90° minuto”. Un professionista di serie A, non solo per i resoconti sportivi. Egli dimostrava la sua assoluta padronanza in tutti gli altri settori della informazione, una padronanza da fuoriclasse, che, grazie alla sua formidabile capacità di improvvisazione (sempre appropriata) gli consentiva di affrontare qualsiasi argomento con riconosciuta competenza. Personalmente, l’ho visto condurre, senza alcun intoppo, un intero giornale radio privo di copione, per quei momenti che irrompono, all’improvviso, con l’arrivo di notizie clamorose dell’ultimo minuto. Con pochi appunti e qualche take d’agenzia raccolti in grande fretta prima di andare in onda, lui, come sempre, riuscì a cavarsela da vero campione. Un maestro imbattibile di incomparabile sicurezza al microfono. Ho avuto il privilegio di condurre con lui interi cicli del Giornale radio della Calabria e di essere da lui, in quanto responsabile della redazione, designato quale conduttore di diverse edizioni del Tg regionale. Lo ricordo come acutissimo relatore in diversi incontri culturali. Serbo cara memoria dei suoi interventi svolti in occasione delle presentazioni di miei libri e di libri di mio fratello Ferdinando. Agli inizi del Duemila, fummo scelti come i soli esperti del servizio pubblico radiotelevisivo in rappresentanza della Rai nella Commissione regionale per le Comunicazioni (Corecom), che, appena istituita, si strutturò e diede un primo regolamento al sistema radiotelevisivo regionale. Insieme presentammo proposte a sostegno della centralità della Rai, ma anche del ruolo delle emittenti private e fummo i promotori di ordini del giorno a favore delle minoranze linguistiche e del pluralismo dell’informazione, tutte iniziative prontamente recepite dalla commissione, presieduta da Aldo Sgroj, firma autorevole della “Gazzetta del Sud”, altro mostro sacro del giornalismo calabrese. Di Emanuele Giacoia sopravvive un esempio limpido di giornalismo pienamente consapevole del suo ruolo. Un esempio prezioso per le nuove generazioni che si avvicinano al mondo della comunicazione. Una stella polare di sicuro orientamento per un giornalismo che voglia essere fedele alla sua missione, specie in una realtà difficile come quella calabrese. Che, per essere raccontata fedelmente ed eticamente migliorata, ha bisogno di giornalisti di serie A, come l’indimenticabile Emanuele.
*giornalista e scrittore