Presentato per la seconda volta nel Savuto il libro di Mimmo Gangemi sulla scomparsa di Majorana

“UNA STORIA credibile, verosimile”. E’ quella che caratterizza il romanzo di Mimmo Gangemi sulle “sette vite” di Ettore Majorana. Sulla genialità legata al pensiero e all’opera dello studioso di origine catanese sono stati spesi, ricordiamo, fiumi d’inchiostro. Ancor di più sulla sua sorte, inspiegabile, che da quel viaggio in piroscafo da Napoli a Palermo ha dato adito a storie e leggende, dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri. Legato al gruppo di ricerca diretto da Enrico Fermi (I ragazzi di via Panisperna), Ettore Majorana, allora trentunenne, prima di imbarcarsi per la Sicilia scrisse alcune lettere:  al professor Antonio Carelli, direttore dell’Istituto di Fisica in cui insegnava, e alla famiglia. Suicidio o allontanamento volontario? Diverse le ipotesi, alcune interessanti, oscuro l’epilogo. Lo stesso Leonardo Sciascia, nel 1975, parlò di fuga programmata e architettata con cura. Quale fu la causa? Il malessere legato alla sua personalità complessa e riservata? La ricusazione del ruolo alla luce degli sviluppi (e delle conseguenze) della bomba atomica? Chissà! Di questo scienziato paragonato a Galileo e a Newton si è più volte discusso, nel tempo, a proposito di un suo ritiro in convento, di una permanenza in Germania, addirittura di una sua fuga in Sudamerica. Avvistamenti sarebbero stati fatti pure a Roma e in Sicilia. Alla fine, però, ciò che di vero è emerso da questa vicenda è la scomparsa “misteriosa e unica” del suo protagonista. <L’Atomo inquieto> (Solferino), un romanzo che “attraversa” la storia del primo Novecento, è stato presentato presso il Museo del Pane di Cuti, a Figline Vegliaturo, nell’ambito di una rassegna letteraria curata da Pina Oliveti. “Gangemi – ha spiegato quest’ultima – è uno scrittore appassionato e poliedrico, capace di trasportare il lettore dal thriller al noir con un linguaggio fluido e corposo, con uno stile pacato anche quando tratta argomenti forti”. “E’ il mio lavoro più faticoso. Da trent’anni provavo a scrivere un romanzo su Majorana. E questo perché – ha spiegato l’autore – fortemente intrigato dalla figura, soprattutto dal mistero di questo personaggio, la cui scomparsa non è stata certamente un suicidio”.

(Gaspare Stumpo)

Fonte: Parola di Vita

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.