Calcio. Cosenza in difficoltà e in cerca di una nuova identità
ALLA FINE i nodi vengono tutti al pettine. Quelli di una squadra con troppe lacune tecniche e di ruolo e che avrebbe dovuto essere assortita molto meglio. Il Cosenza visto all’opera contro il SudTirol ha gettato la maschera e ha palesato tutti i difetti di costruzione della rosa che, più volte, fino alla conclusione del mercato, abbiamo espresso. Ai bolzanini, ridotti in 10 da fine primo tempo, il Cosenza ha fatto solo il solletico, non riuscendo a rimettere in sesto una partita che, negli auspici della vigilia, doveva portare i tre punti ma che invece ha certificato la crisi che il pareggio di Bari aveva solo mascherato.
Crisi di risultati ma anche di gioco. Lupi confusi e disordinati, con troppi uomini sotto la sufficiente forma fisica. Lo stesso mister Massimiliano Alvini, nel post-partita, ha rilevato la prestazione negativa, richiamando i duelli persi a centrocampo e ponendoli come chiave della sconfitta. In realtà sono tre partite che il Cosenza palesa una difficoltà atletica, e quando a ciò si uniscono le deficienze tecniche, il risultato non può che essere negativo. Sì, pare che questa squadra debba girare fisicamente a mille per portare punti a casa. Ed è un problema, perché le altre compagni sono tutte ben attrezzate e non esistono cenerentole. Non che siano mancate le occasioni per pareggiarla (e i tentativi fatti, per quanto confusi, vanno apprezzati), ma si sente l’assenza di un vero bomber. Gli attaccanti che ci sono ci mettono buona volontà e abnegazione, ma sono tendenzialmente seconde punte abituate più a girare al largo dell’area che non a finalizzare il gioco. Del resto, 6 gol in 8 partite, di cui 3 di Fumagalli sono una prova di questo.Il nodo del periodo negativo (e la sosta arriva propizia) è un centrocampo che soffre tanto. Né Charlis né Kourfalidis contro il SudTirol sono apparsi brillanti, con il primo che è andato mano mano innervosendosi sbagliando oltre modo e il secondo che è stato evanescente per tutto il tempo che ha giocato. In questo il merito è anche del tecnico avversario Valente, che soprattutto nel primo tempo ha telecomandato i suoi chiedendo massima compattezza e rendendo il centrocampo quasi imperforabile. Il 3-4-2-1 del SudTirol ha reso molto difficile al Cosenza impostare il gioco e i rossoblù, lì in mezzo, non sono riusciti a pareggiare l’intensità messa dai bolzanini. Di solito, quando è così, l’uomo in più non diventa un vantaggio e conquistare punti è molto difficile. Insomma, il 3-4-1-2 del Cosenza non rende più e la squadra è diventata incapace di comandare la partita. Anche quando, come nel finale, ci prova con tutte le sue forze, il suo attacco è sterile. Della partita contro il SudTirol sono da salvare i primi tre minuti, quando Ricciardi, preferito a Ciervo (ma quest’ultimo, quando è entrato, ha fatto male), ha impegnato l’estremo altoatesino in angolo. Poi, gli avversari sono usciti dalla tana palesando tutta la loro forza fisica. Tait e Udogwe hanno iniziato a far paura e il Cosenza s’è preoccupato perdendo le poche certezze della giornata.
(Fabio Mandato)
Fonte: Parola di Vita