Per i giganti calabresi onore, rispetto e riconoscenza *
RICEVIAMO e pubblichiamo:
Con una pec inviata alla Fondazione Giacomo Mancini il sindaco di Cosenza Caruso ha manifestato l’intenzione del Comune di “procedersi alla allocazione di ulteriori e diverse opere d’arte, intese come unicum inscindibile, donate dalla famiglia Bilotti nell’ambito del Museo all’Aperto Bilotti–MAB, la cui perimetrazione urbana è stata pattiziamente circoscritta all’area del centro cittadino che include P. Carlo F. Bilotti e tutto l’asse viario di Corso Mazzini”. Più avanti il sindaco chiede di “voler suggerire un’altra allocazione, entro il termine di 10 giorni” per la statua di Giacomo Mancini avvertendo che “in caso di mancato riscontro si procederà alla restituzione della statua”. Un vero e proprio sfratto benchè la delibera che ne sanciva l’allocazione attuale nel piazzale antistante Palazzo dei Bruzi fosse stata dello stesso sindaco Caruso (delibera n. 43 del 26.04.22). La città di Cosenza ha saputo reagire con forza e compostezza a questa intimazione e si è raccolta compatta allo scadere dei 10 giorni proprio attorno alla statua per affermare che “il Leone socialista, il sindaco più amato, uno fra i simboli positivi di Cosenza ha ricevuto lo sfratto da un luogo che occupa legittimamente e che non è un luogo come gli altri, ma il luogo più identificativo. Proprio davanti al municipio dal quale negli ultimi 10 anni della sua vita ha guidato da sindaco la città di Cosenza”. “Dal 25 aprile del 2022 – ha poi tuonato Giacomo Mancini jr – giorno della posa questo luogo, questo scorcio, questa statua sono diventati iconici. In tanti si fermano qui, scambiano un ragionamento. Rivolgono un pensiero. Si scattano un selfie che pubblicano e che va in giro per la rete. Si sentono protetti. Il Leone anche da morto da una mano a Cosenza. Attraverso la sua statua si parla della nostra città. E chi viene a Cosenza passa anche qui perché c’è la statua a lui dedicata. Una presenza che è diventata un simbolo”. Ed infatti, a parte forse i giovanissimi, non c’è un calabrese che non ricordi Giacomo Mancini, il ministro dell’autostrada, il ministro di tante opere pubbliche, ma anche il ministro che ebbe la determinazione, che altri non ebbero, ad introdurre il vaccino Sabin fra le vaccinazioni dell’obbligo a protezione, allora, di una malattia, la polio, che tante vittime aveva già segnato per la vita. Resta comunque il fatto che di fronte alla possibilità di “rimuovere la statua del sindaco più amato di Cosenza” la Fondazione Mancini assicura che reagirà anche con atti simbolici facendone un caso nazionale affinché essa non venga spostata nemmeno di un millimetro. In fondo, però, un riposizionamento della statua non sarebbe proprio da escludere. Un tecnico che preferisce rimanere nell’anonimato ci ha suggerito che essa andrebbe sì rimossa ma poi nuovamente allocata sullo stesso sito ma su un piedistallo di almeno un paio di metri di altezza per conferirle la giusta autorevolezza. L’autorevolezza che spetta al “re della foresta”.
Accanto al “Leone di Cosenza” volgendo la nostra attenzione verso Cosenza-sud non possiamo non ricordare il “Gigante del Savuto”, Pietro Buffone, che uno sfratto non l’ha avuto perché un monumento a suo ricordo nel suo paese ancora non c’è. Una Amministrazione comunale, infatti, a parer nostro e secondo diversi roglianesi assai poco riconoscente verso i suoi cittadini più illustri, non è stata sinora nemmeno sfiorata dal pensiero di onorarne la memoria con una raffigurazione marmorea od anche bronzea. Non solo, ma addirittura il decennale della scomparsa è stato celebrato in Rogliano con una cerimonia a cura della famiglia. Dove era l’istituzione che lui ha servito per quasi 40 anni ed oltre? In compenso, sempre a 10 anni dalla scomparsa si è proposto di intestare a Buffone il “Centro Visite Cupone” nell’ambito del Parco nazionale della Sila. Si, è vero nell’euforia celebrativa in concomitanza della sua scomparsa ed in occasione della presentazione dell’opera editoriale di Ferdinando Perri dedicata a Pietro Buffone si è a lui dedicata la piazza principale di Rogliano. Ma ciò, per molti roglianesi che stanno facendo sentire la loro voce, non basta per un politico di lungo corso e di razza che ha amministrato Rogliano come sindaco per quasi 40 anni e che ha lasciato la sua impronta anche per molti anni a seguire e soprattutto ha lasciato opere incancellabili che hanno fatto di Rogliano un gioiello della Calabria.
Ci si è dimenticati che quando la maggior parte dei paesi calabresi non conosceva impianti fognari e condutture delle acque potabili a Rogliano c’era già l’acqua nelle case, l’illuminazione pubblica, le strada asfaltate e quant’altro per poter dire e far dire che Rogliano era diventato un paese igienicamente all’avanguardia e dotato dei migliori servizi comuni di cui allora godevano solo le principali città calabresi. Una via a Pietro Buffone è già stata intitolata a Cosenza, un’altra a Fuscaldo e ad Acri, procedure simili ci sono in altri Comuni calabresi ed addirittura in Roma si sta costituendo un comitato per promuoverne l’intitolazione di una piazza o via anche nella capitale. Ed infatti Pietro Buffone non fu solo il sindaco di Rogliano, fu anche uomo di governo al quale vennero affidati non pochi incarichi legati alla difesa nazionale. Ma a Rogliano esplicò la sua azione come solo un gigante poteva per portare a termine la realizzazione dell’Ospedale civile che pensò quando ciò sembrava una utopia e che riuscì a far funzionare come un ospedale modello al quale affluirono pazienti da tutta la Calabria. Oggi, purtroppo, questa struttura è stata notevolmente ridimensionata e la sua efficienza e funzionalità sono volate via come se in Calabria la Sanità disponesse di strutture in eccesso. Tutt’altro. Di recente ne abbiamo proposto su questo giornale il suo utilizzo, come per altre strutture, nel percorso formativo della facoltà di Medicina appena istituita nella Unical. La popolazione di Rogliano ritiene che per Pietro Buffone l’intitolazione di una piazza nel suo paese non basti. Diversi autorevoli roglianesi, professionisti ed ex amministratori, ci hanno indicato l’area posta accanto alle gradinate di accesso alla rinnovata Casa comunale come l’area scoperta più indicata per elevare un ricordo tangibile, visibile a tutti anche ai passanti diretti in Sila, una statua vera di Pietro Buffone, in segno di rispetto e riconoscenza verso un uomo che nacque, visse e volle finire i suoi giorni nel paese che fece grande in Calabria. Senza alcuno spirito polemico e sommessamente invitiamo il sindaco Altomare a fare sua questa proposta, che farebbe onore anche a lui ed alla sua giunta, affinché si possa attivare per promuoverne la realizzazione. Anche la storia ha i suoi diritti.
* Ciro Oddo