Comune unico Cosenza-Sud, parità tra sospetti e verità *

RICEVIAMO e pubblichiamo:

IL PRESIDENTE della Regione Calabria Roberto Occhiuto  si è recentemente pronunciato per varie realtà regionali in “favore di un processo fusionistico che, ormai, è diventato inevitabile in un quadro di modernizzazione degli assetti istituzionali e della ridefinizione dei confini”. Ancora più recentemente il gruppo PD alla Regione Calabria ha presentato una proposta di legge proprio sulle unioni e fusioni dei Comuni. E’ evidente che in un modo o nell’altro è stata finalmente imboccata la via per procedere ad una modifica della normativa vigente in modo da renderla più incisiva ed efficace. Per quanto attiene la Cosenza-sud anche a livello locale sorgono di continuo Comitati ed associazioni volti a favorire processi di aggregazione fra Comuni. Fusioni considerate ormai come l’ultimo tentativo per far partire definitivamente il dovuto decollo culturale ed economico della zona. L’attuale compagine governativa della Regione Calabria con l’approvazione di queste riforme si renderebbe di certo artefice e protagonista di un cambiamento epocale che – come sostengono Luigi Perri e Francesco Garofalo fondatori del Comitato per il Comune unico della Cosenza-sud – non sarebbe solo “funzionale a riequilibrare il rapporto tra abitanti e territorio ma anche a creare le condizioni per determinare una svolta nei processi  di sviluppo locale attraverso il potenziamento di enti che potrebbero essere destinati a governare meglio più ampi territori salvaguardando l’organicità strategica dei progetti e degli interventi”. Ed infatti nella Cosenza-sud si torna oggi – dopo oltre 50 anni da quando per la prima volta ne parlò il giornalista Salvatore Oddo – a prospettare concretamente l’esigenza di una fusione tra Comuni con la creazione di una grande città cui lo stesso ideatore attribuì il nome di Rostema. Nome che – come argutamente e da accorto sociologo chiarisce Francesco Garofalo – non è solo “l’acronimo dei Comuni di Rogliano, S. Stefano, Marzi e Mangone, ma andava oltre, inglobando Paterno, Belsito, Figline, Cellara ai Comuni posti a sud della città bruzia, ma racchiudeva anche un significato più profondo dal punto di vista sociale e culturale. Rostema, infatti, deriva dal greco Rostèerios, che significa ‘fortezza, base, appoggio, sostegno’. Non un nome scelto a  caso, ma un simbolo di unità, resistenza e resilienza, diventato familiare a molti ed accolto con entusiasmo”. Ed ancora – è sempre Garofalo a ricordarlo – Salvatore Oddo vedeva già da allora nella creazione di Rostema “un punto di incontro fra tre capoluoghi, il cuore turistico di una ampia area di sviluppo che si estende da Falerna, sulla costa tirrenica, fino a Lorica, sull’altopiano silano”.  “Eredità preziosa di idee e valori che dovremmo riscoprire” – dice ancora Garofalo – “e portare nelle scuole, nei luoghi della cultura e nei centri di pensiero a azione, per trasformare la nostra realtà territoriale”.

Eppure, di fronte a tanta ricordata lungimiranza nella Cosenza-sud – dove la fusione tra Comuni è già stata realizzata dai cittadini – ancora oggi si tergiversa e di fronte a problematiche secolari irrisolte e forse irrisolvibili finché si è poco rappresentativi – si ragiona e si discute di targhe ed indicazioni autostradali fino al punto di minacciare da parte del Comune di Mangone azioni legali perché mancherebbe l’indicazione per “Piano Lago di Mangone” in corrispondenza dello svincolo autostradale. Per completezza, allora, e per non fare torto a nessuno, perché non aggiungere anche l’indicazione per Piano Lago di S. Stefano” ed anche per Piano Lago di Figline” e “Piano Lago di Paterno” o “Piano Lago di Cellara”? La frammentarietà del  territorio di cui stiamo parlando sarebbe così tutta evidente, esposta, e nessuno avrebbe più motivo per protestare prendendo atto della realtà di un territorio. In pratica, però, molti nella Valle del Savuto, hanno letto fra le righe delle dichiarazioni del sindaco di Mangone, che ha parlato in proposito di “paradossi autostradali”, un chiaro messaggio a Rogliano.  Con la creazione della grande città, infatti, si determinerebbe – come i  più informati di Mangone sostengono – uno spostamento del  baricentro urbanistico malgrado il sindaco di Rogliano, Altomare, abbia sempre sostenuto la necessità di patti chiari e scritti al momento di assumere decisioni  ufficiali.

Noi, per quanto ci riguarda, comprendiamo pienamente la titubanza del sindaco Berardi in quanto amministratore del Comune cui appartiene la maggior parte del territorio di Piano Lago anche se ciononostante, sino ad oggi, ad onor del vero, un pieno sviluppo industriale a Piano Lago non si è ancora visto. E così sarà sinché non si comprenderà pienamente che Piano Lago è patrimonio della Valle del Savuto. Un po’ di campanilismo è comprensibile, ma il suo eccesso è controproducente per lo stesso territorio che si vuole difendere. E’ cioè necessario avere grandi progetti ed a Piano Lago grandi progetti sono oggi possibili , ma solo se si dispone di una certa  rappresentatività. D’altra parte non si deve dimenticare che se c’è uno svincolo autostradale a Piano Lago c’è perché a poca distanza c’è Rogliano. E’ innegabile che se Rogliano non fosse stata lì dove si trova, e si fosse trovata ancora più a sud, lo svincolo sarebbe stato realizzato più avanti e Piano Lago e Mangone, allora entità geografiche da identificare con lente di ingrandimento, sarebbero  rimaste fuori da ogni potenziale processo di sviluppo. Ma c’è di più. Se non ci fosse stata Rogliano, lì dove si trova, l’autostrada nella Valle del Savuto, lì dov’è e dove passa, non ci sarebbe proprio stata ed avrebbe seguito altri percorsi. La scelta, infatti, dell’attuale percorso la si deve primariamente  all’allora sindaco di Cosenza, Arnaldo Clausi Schettini, roglianese (alla cui memoria Rogliano irriconoscente non ha dedicato nemmeno una via), che rafforzato dai politici locali (Buffone, Mancini ed altri) si batté come un leone affinché prevalesse nella scelta dei tecnici il percorso lungo la direttrice mediana, con una azione politica mirabilmente illustrata da Ferdinando Perri in uno dei suoi  ultimi originali volumi pubblicati da Editoriale Progetto 2000. “L’autostrada deve seguire un percorso che deve servire veramente la Calabria, la provincia di Cosenza, e la sua economia e non l’ignori o la danneggi” – disse Clausi Schettini  aggiungendo che la “soluzione mediana è quella che potrà offrire le migliori possibilità per l’economia della regione non dimenticando che tutti i progetti  di nuove opere devono essere guardati in funzione di quello che sarà l’avvenire. Oggi la Calabria è quella che  è ma cosa sarà tra venti, trenta, cinquant’anni?”. Lungimiranza. Ancora roglianesi lungimiranti!

* Ciro Oddo

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