C’era una volta … una fiaba per la Calabria scritta dalla giovane Emma Siciliano
C’ERA una volta tanto tempo fa un regno incantato chiamato Italia. Un posto bellissimo a forma di stivale, sembrava quasi uscito dal dipinto di un pittore. Le acque azzurre e cristalline la bagnavano, le grandi montagne la proteggevano, i campi verdi pieni di fiori l’adornavano. Il re, uomo giusto e onesto, di nome Conte aveva 20 figlie una più bella dell’altra. La più piccola delle figlie si chiamava Calabria, era una fanciulla bella e amata dal mondo.
I suoi splendidi capelli castani erano tirati da una coroncina di fiori di ginestra, i suoi occhi erano azzurri e profondi come il mare, le sue labbra erano carnose e dispensavano baci dal sapore di ciliegia. Era sempre indaffarata e affaccendata a differenza di sua sorella maggiore Lombardia, una fanciulla anche ella bella con gli occhi scuri e la carnagione chiara, ma fredda e distaccata come la neve. Lombardia non faceva altro che impartire ordini alle sue sorelle minori. Un giorno, una grave epidemia di nome coronavirus dilagò in tutto il regno.
Le fanciulle si ammalarono e il re sconsolato convocò a corte i più bravi luminari, ma purtroppo alcune di loro morirono. Preso dalla disperazione il re proclamò che tutti i leali sudditi di Sua Maestà Imperiale non potessero più entrare e uscire dal regno. Allora la paura dilagò, tutti si chiusero in casa, i campi non vennero più arati, i frutti non vennero raccolti e gli animali vennero chiusi nelle stalle. Il regno in poco tempo si coprì di una fitta rete di rovi, tale da impedire a chiunque di penetrarvi. Le giornate trascorrevano tristi, fino a quando alcuni bambini con i tamburi e i pifferi si misero a suonare.
L’inno trionfale dei suonatori continuò, la gente curiosa e felice guardava dalle sue finestre. Anche il re si affacciò al balcone e chiese ai suoi sudditi, che ogni giorno alla stessa ora, i pifferai suonassero per rallegrare il popolo, così non si sarebbe più sentito solo. Intanto Emilia e la bella Veneta si ammalarono gravemente, perché le due birichine invece di rimanere a casa, disobbedirono al padre e contagiarono Campania. Sicilia e Sardegna impaurite scapparono allontanandosi dal Regno.
Calabria, l’unica che aveva obbedito agli ordini del padre, rimase chiusa nella sua stanza e preparò una miscela magica che riuscì a sconfiggere il virus. Il sole ritornò a risplendere sul regno e tutto ritornò alla normalità.
Le sorelle felici uscirono in piazza e abbracciandosi fecero un grande girotondo con le mani nelle mani, al centro la prorompente e austera Roma che gridava: “Viva l‘Italia “, così vissero tutti felici e contenti .
(Emma Siciliano)