Focare e Novene prima dell’alba. Valle del Savuto, tradizione religiosa e cultura popolare nei riti del Natale *
di Gaspare STUMPO *
MOLTO spesso la tradizione religiosa trova riferimenti nella cultura popolare, nei ritmi di vita e nelle usanze legate alla civiltà contadina. Ancora oggi in molti paesi del Sud la novena di Natale viene celebrata prima dell’alba, accompagnata da canti e suoni caratteristici, come quello della zampogna, lo strumento musicale dei pastori giunti alla Grotta di Betlemme. Un’occasione per “sentire” il Natale e “vivere” la Festa nella piena consapevolezza del sacrificio legato alla fredda levata mattutina, che si contrappone ad una quotidianità sempre più problematica, asfittica e priva di valori essenziali. Gli zampognari suonano dolci melodie e per tutto il novenario le nenie si diffondono tra i vicoli dei centri storici, allietando il lento risveglio delle persone. Una circostanza che trova “senso estetico” nell’uggiosa atmosfera dicembrina e, talvolta, nel candore tipico della neve. Da sempre, la celebrazione della Messa, nelle prime ore della giornata, riceve consensi tra gli adulti e persino tra i più giovani. L’esperienza di alcune comunità parrocchiali conferma, infatti, la crescente presenza di ragazzi e bambini al rito mattutino: tante chiese pullulano di fedeli e tutto appare come in un giorno di festa per la moltitudine di persone che si ritrova in giro per i “paesi-presepi”.
E’ consuetudine, al termine della funzione religiosa, consumare dolci tipici e avviarsi al lavoro. Per i credenti partecipare alla novena significa “cercare e godere” quel momento diverso e speciale, avvertire l’atmosfera del Natale in una sorta di ritorno alla semplicità del passato. Altro aspetto significativo è rappresentato dalla focara (o focera), un grosso falò acceso nelle piazze o nei pressi delle chiese durante il periodo dell’Immacolata, la notte di Natale o di San Silvestro, intorno al quale la gente si riunisce in un clima di grande gioia e fraternità. La sua istituzione è legata probabilmente al solstizio d’inverno, al periodo in cui il Sole comincia il suo “ritorno” nei cieli boreali, per donare luce e forza alla natura.
Dalla tradizione pagana a quella cristiana. Nel Natale di oggi il fuoco rappresenta la nascita del Redentore che entra nella storia e illumina la strada. Nei paesi dell’entroterra, nelle località dove è maggiormente avvertito il senso del passato, cataste di legna vengono accese al termine della Messa di Mezzanotte. Un rituale caratterizzato da scambi di auguri, assaggi di pietanze e sottofondo musicale, che molto spesso si protrae fino all’alba. Fino a qualche tempo addietro ceppi e rami venivano raccolti in campagna e trasportati nei rioni da folti gruppi di ragazzi. Oggi qualcosa è cambiato: i giovani non si prodigano come una volta e, nella maggior parte dei casi, sono gli adulti a provvedere alla raccolta e alla sistemazione del materiale. Resta, tuttavia, vivo nella famiglie il significato della tradizione che ogni anno permette di alimentare il “fuoco che squarcia le tenebre della notte” portando nel mondo nuova luce e nuova vita: il Cristo.
* (gasparemichelestumpo@pecgiornalisti.it)
Fonte: Confluenze – Quadrimestrale di approfondimento culturale