Canti e suoni popolari nella Novena del Natale a Rogliano. L’esperienza dei “Canterini della Presila” *
di Gaspare STUMPO *
MOLTE Comunità parrocchiali non sono nuove alla fruizione del novenario del Santo Natale quando è ancora buio, prima dell’alba. Non solo di sera, dunque, dopo il tramonto. Un rito che accomuna diversi luoghi nel mondo, nato agli inizi del XVIII° secolo per celebrare la luce, ovvero “il Signore che viene”, che entra nella storia e illumina la strada. Allo stesso modo dei grandi falò che nell’identico periodo caratterizzano la vigilia dei riti religiosi più importanti: il “fuoco che squarcia le tenebre” portando nuova luce e nuova vita: il Cristo. Ma la Novena richiama altre tradizioni e altre occasioni d’incontro dal sapore squisitamente popolare: il suono delle zampogne fra le viuzze dei centri storici e i canti caratteristici nelle funzioni eucaristiche. Come la Novena nella Chiesa di San Domenico, nata nell’immediato Dopoguerra dall’intuito di un gruppo di roglianesi. Iniziativa interrotta e ripresa alla fine degli Anni Settanta grazie alla intraprendenza dell’allora vice parroco don Salvatore Altomare e all’impegno dei “Canterini della Presila” (Michele Russo, Enzo Ricca, Carmelino Gabriele, Giuseppe Vizza, Emilio Zumpano, Daniele Gabriele e Pino Altomare) ai quali si unirono Enzo Gabriele, Guerino Zumpano e Vincenzo Altomare, “custodi” della prima esperienza. Un’occasione per “sentire” il Natale nella consapevolezza del sacrificio legato alla fredda levata mattutina contrapposta ad una quotidianità sempre più problematica, asfittica e priva di valori essenziali. Un momento diverso, speciale anche per i più giovani, per avvertire l’atmosfera della festa in una sorta di ritorno alla semplicità del passato. L’esperienza avviata nel 1978 da don Altomare è proseguita nelle chiese di San Giorgio e di San Pietro su incoraggiamento di don Fausto Cardamone, don Battista Belcastro, don Santo Borrelli e, più recentemente, di don Serafino Bianco e don Davide Gristina. Don Fausto Cardamone e don Enzo Gabrieli riuscirono a portarla a Cosenza e a Mendicino. Per anni, ricordiamo, i canti della Novena si sono arricchiti della voce baritonale dell’onorevole Pietro Buffone. La caratteristica della performance è tuttavia legata all’utilizzo di strumenti (chitarra, mandolino e alcune volte i fiati) in un contesto di canzone classica napoletana: “Tu scendi dalle stelle”, “Inno a Gesù Bambino”, “Fermarono i cieli” (di Sant’Alfonso Maria de Liguori) e la stessa “Notte fredda” (scritta dal roglianese Antonio Altomare) che è parte integrante del repertorio. In più la bellissima “Quannu nascette Ninno”, un testo risalente al 1731 interpretato addirittura da Mina, Eugenio Bennato, Enzo Avitabile, Beppe Barra, Nuova Compagnia di Canto Popolare e Piccolo Coro dell’Antoniano (assieme al tenore Pietro Ballo e al soprano Patrizia Pace). Il gruppo di quest’anno è composto da Michele Russo, Carmelino Gabriele, Giuseppe Vizza, Diego Soda, Luigi Vizza, Angelica Perri e da altri giovani musicisti. “A distanza di tempo – commenta Michele Russo – quella del 2021 è stata l’edizione più interessante per l’ambiente e la qualità del suono”. Ma dalla partecipazione al rito natalizio emerge un lato romantico, non solo artistico e spirituale. “Alla Novena cantata – conclude Russo – sono legati momenti e persone importanti. Per noi che amiamo la musica e la tradizione essa è una parte importante della nostra vita. Di noi che abbiamo fatto della stima e dell’allegria il punto di forza dell’amicizia. Spero possa essere così anche per le nuove generazioni”.
*Giornalista p.
Fonte: Parola di Vita
Nella foto (sopra): Rogliano, fine Anni Settanta, una delle prime Novene con canti e suoni popolari dei “Canterini della Presila”.