“Sfumature di Lilla”. Disturbi del comportamento alimentare, consigli alle famiglie

QUESTO articolo nasce in occasione della settimana dedicata al Fiocchetto Lilla dal gruppo di professionisti volontari dell’associazione Adac di Cosenza, i quali, post lock down, hanno constatato un allarmante aumento di casi di Disturbi Alimentari soprattutto nella fascia preadolescenziale e adolescenziale e nell’ottica della prevenzione vogliono dare un input informativo a tutti coloro i quali vivono quotidianamente con gli adolescenti.

La pandemia da Covid-19 ha sconvolto i ritmi e gli equilibri non solo degli adulti, ma soprattutto di bambini e adolescenti che hanno perso nella propria routine l’elemento fondamentale per la loro crescita: la relazione.

Infatti la società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare, ha evidenziato un pericoloso incremento dei DA, in particolare del 30% di nuovi casi e il 50% di richieste di nuove visite a causa di ricomparsa di sintomi.

Negli ultimi anni, stiamo assistendo a un notevole abbassamento dell’età di esordio dei disturbi alimentari, con bambini e bambine che anche a 9 anni, presentano sintomi tipici dell’espressione della psicopatologia dell’età adolescenziale e adulta, tuttavia, più bassa è l’età d’esordio, più le manifestazioni dei disturbi alimentari possono essere sfumate e diverse: alcune bambine aumentano notevolmente l’attività fisica oppure si possono notare cambiamenti significativi del modo in cui si alimentano (ad esempio sminuzzano il cibo, tolgono e sezionano i cibi, eliminano totalmente alcuni alimenti).

Questi cambiamenti vengono spesso sottovalutati ed etichettati come “eventi transitori” che si risolvono in maniera spontanea. È indubbio che l’età evolutiva sia caratterizzata da fisiologiche “crisi” transitorie, ma è altrettanto importante fare una valutazione precoce che possa escludere un’iniziale strutturazione di un problema alimentare.

Nella valutazione, soprattutto quando parliamo di bambini, non possiamo non prendere in considerazione il contesto o il sistema interattivo nel quale è inserito. L’arduo compito del clinico sarà quello di cercare di comprendere se ci sono e quali sono le difficoltà di quel bambino, in quello specifico momento di vita e all’interno di quello specifico contesto familiare.

Ad oggi, sappiamo che l’eziologia dei disturbi alimentari è complessa e non è possibile identificare un unico fattore causale. Dunque possedere le adeguate informazioni sui disturbi alimentari darà maggiori probabilità alle famiglie di individuare i primi segnali d’allarme per permettere a noi clinici un intervento precoce.

Ma che cos’è il disturbo alimentare?

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo.

Soffrire di un disturbo dell’alimentazione sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali; tutto ruota attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Cose che prima sembravano banali possono diventare difficili e motivo di ansia.

E’ importante che i genitori o i familiari di chi soffre di un disturbo dell’alimentazione abbiano degli strumenti a disposizione per aiutare al meglio i propri figli. Conoscere la malattia, comprenderla nelle sue caratteristiche e nella sua evoluzione è un passo indispensabile. La famiglia, insieme al paziente che soffre di disturbi del comportamento alimentare, è da considerarsi spesso una vittima della malattia e delle sue conseguenze e pertanto va considerata una risorsa indispensabile nel programma terapeutico.

Ad oggi il nostro territorio non fornisce risposte adeguate sui DA, provocando, dunque, nelle famiglie un senso di smarrimento e di abbandono. Anche in quest’ambito la pandemia ha evidenziato le differenze socio-economiche all’interno della popolazione, per cui le famiglie che versano in condizione più disagiate non hanno accesso alle cure e al supporto psicologico, mentre le poche che riescono ad accedervi arrivano in una fase del disturbo già avanzato che rende più difficoltoso e meno efficace il trattamento, in quanto il disturbo alimentare, già per la sua natura complessa, va trattato in un’ottica multidisciplinare.

In un’ottica di prevenzione del disagio è necessario, quindi, promuovere nelle famiglie il concetto di empowerment, ossia la tendenza a focalizzarsi sulle risorse interne piuttosto che sui punti di debolezza.

Con questo obiettivo la nostra Associazione ha deciso di stilare semplici linee guida in supporto alle famiglie:

  • Incoraggiamento positivo: “sei brav* , puoi farcela
  • Essere un porto sicuro e favorire l’esplorazione: “noi ci saremo sempre
  • Ruoli chiari all’interno del nucleo familiare: “se vuoi puoi parlare con me. sono tua madre
  • Alimentare l’autostima: “noi crediamo in te
  • Incoraggiare l’autonomia: “se avrai bisogno del nostro aiuto potrai sempre chiedercelo, ma noi abbiamo fiducia in te
  • Affrontare le difficoltà e non evitarle: “capisco tu sia triste, possiamo parlarne se vuoi
  • Ascoltare in modo consapevole: “Ci dispiace molto tu stia male, dacci la possibilità di aiutarti e aiutaci a capire come possiamo farlo
  • Evitare ogni commento sul cibo, soprattutto a tavola
  • Cercare soluzioni con empatia: “Vorremmo trovare con te il modo più adatto affinché tu ti senta meglio”.

Sempre nell’ottica della prevenzione e come continuum per la settimana dedicata ai Disturbi Alimentari, l’Associazione ADAC di Cosenza con il grande supporto della Biolife ha realizzato un progetto che ha visto la realizzazione di un libro “La Gabbia dalle sbarre d’oro” e una mostra di arti visive con l’obiettivo di evidenziare i disagi emotivi, a volte insidiosi che si celano dietro ai Disturbi Alimentari.

L’evento si terrà sabato 19 Marzo ore 10:30 presso il Museo del Presente a Rende.

Fonte: Adac-Biolife Cosenza

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