Il 25 marzo il Papa consacrerà la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria *

di Enzo GABRIELI *

DUE anni fa, il 27 marzo,  papa Francesco saliva in silenzio la gradina di piazza san Pietro, in silenzio, nelle lacrime portandosi il peso dell’umanità smarrita a preoccupata a causa del Covid. Ieri sera una secca ma incisiva nota ha annunciato al mondo e alla cattolicità che nel giorno dell’Annunciazione, il 25 marzo, quella piazza accoglierà un nuovo appello, accorato, una grande preghiera alla Vergine Maria. 

Durante la celebrazione della Penitenza nella basilica di San Pietro, Papa Francesco consacrerà all’Immacolato Cuore di Maria Russia e l’Ucraina. Lo stesso atto, nello stesso giorno  sarà compiuto a Fatima da Sua Eminenza il cardinale Krajewski, elemosinare di Sua Santità, come inviato del Santo Padre.

Il gesto ha un forte significato simbolico per l’intera umanità e per il conflitto in atto. Ma anche a livello ecclesiale la notizia è dirompente. La richiesta della consacrazione della Russia al Cuore immacolato di Maria arrivò proprio da Fatima, dove fu la Madonna a chiedere ciò nel corso dell’apparizione del 13 luglio 1917, e per tutti questi anni è rimasto aperto l’interrogativo se  fosse stato compiuto. La Madre di Dio disse ai tre pastorelli che, qualora la richiesta non fosse stata accolta con precisione, la Russia avrebbe diffuso “i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte”. Una consacrazione che doveva essere pronunciata da Santo Padre in unione con tutti Vescovi del mondo.

Tre diversi papi – Pio XII nel 1942 e 1952, Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 1981 e il 25 marzo 1984 – pronunciarono l’atto consacrazione che riguardava tutti i popoli della terra ma senza menzione direttamente la Russia o non era avvenuta in unione con tutti i vescovi del mondo. Scelte dovute, secondo alcune ipotesi, alla volontà di non creare tensioni con le autorità sovietiche o la Chiesa ortodossa. Pare che la stessa suor Lucia dos Santos, l’unica dei tre pastorelli in vita quando si sono celebrate tali consacrazioni, nonostante ha apprezzato gli atti dei pontefici avrebbe sostenuto in diverse occasioni, anche dopo il 1984, che nessuna delle consacrazioni aveva esaudito completamente la richiesta della Madonna.

Tuttavia nel 2000 il cardinale Tarcisio Bertone, che era segretario della Congregazione per la Dottrina della fede, testimoniò che suor Lucia nel 1989 aveva confermato personalmente in una lettera che l’atto solenne compiuto da Giovanni Paolo II nel 1984 corrispondeva a quanto richiesto dalla Vergine. La vicenda rimasta aperta per oltre un secolo trova nella volontà di Francesco il desiderio di compiere la consacrazione che la chiuderà in maniera inequivocabile. 

*sacerdote e giornalista

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