Covid-19. Parola d’ordine: programmazione. Appello ai sindaci calabresi *
di Graziella ALGERI *
I SINDACI calabresi sono stati quelli più attenti e scrupolosi in questo momento così drammatico per il Paese e per la nostra regione. Ed è a loro che hanno dimostrato di essere vicini ai cittadini e di ascoltare la voce del loro municipio, rivolgo il mio appello. La parola d’ordine da pretendere dalla Regione Calabria, per difenderci da questa epidemia deve essere una sola: programmazione. Nessuna caccia all’untore, tutti possiamo essere colpiti dal virus e trasmetterlo inconsapevolmente. Nessun volere o non volere il rientro degli studenti e dei lavoratori dal nord verso il sud. Nessun blocco totale sino al vaccino.
Noi avvocati i processi dobbiamo programmarli con scadenze ben precise e con termini cadenzati, deformazione professionale ma oggi aiuta tanto. Quello che temo invece come cittadina calabrese, e non sono l’unica, è il collasso del nostro sistema sanitario, come accaduto in Lombardia e in Calabria sarebbe ancora più devastante. Temo l’affollamento ai pochi posti disponibili. Temo la scelta di chi curare se si generano contagi e numeri elevati. Temo per il più debole e per il più povero, sacrificato per lasciare il posto letto al più forte e al più ricco. Ecco perché continuo a sostenere che l’unica parola d’ordine da pretender è programmazione. Non sono adatte e bastevole le ordinanze della Regione, neppure quelle notturne.
Vogliamo riaprire? Va benissimo ma attendere qualche settimana ancora per cercare di ridurre di più il numero dei contagi e liberare i posti letto era ed è opportuno. Posti letto che saranno, di certo, rioccupati nei prossimi mesi – nessuno ha la pretesa di pensare che a luglio o a settembre il virus scomparirà- a rotazione e senza mandare in tilt il sistema sanitario. Vogliamo riaprire? Benissimo, ma programmate al meglio e con dettagliate indicazioni per i singoli settori. Benissimo ma la regione Calabria è l’unica che non ha ancora disposto un centesimo per i liberi professionisti e le Partite Iva (De Luca docet).
Vogliamo riaprire con obbligo di mascherine? Va benissimo ma in Calabria ancora non si trovano ed hanno un costo elevato. La Regione Calabria non ha disposto nulla per avere mascherine a costo limitato (De Luca ha inviato le mascherine ai nuclei familiari a mezzo posta). Vogliamo permettere ai nostri cari studenti o lavoratori di rientrare dal nord? Va benissimo ma vanno monitorati, controllati. Visto il numero elevato, andrebbe programmato un numero massimo ogni 10/15 giorni per permettere ai nostri responsabili, ai comuni, alle Asp, alle forze dell’ordine di identificare controllare, fare i tamponi senza mandare in tilt il sistema.
Una programmazione, oggi, inesistente. Non possiamo limitarci a chiudere o aprire a date alterne. La pretesa da parte di tutti i sindaci calabresi deve essere quella di esigere dalla Regione Calabria, con un obbligo di coinvolgimento e di confronto come sentinelle dei loro territorio, un vero e proprio tavolo per una responsabile programmazione. Un’autorevole pianificazione, dai rientri programmabili alle aperture che non possono limitarsi ad un “apri o chiudi” ma a concrete misure di sostegno a favore delle Partire Iva e dei liberi professionisti, a realistiche misure di protezione – come l’obbligo della mascherina – che devono essere accessibili e distribuite prioritariamente alle fasce deboli e agli anziani partendo dall’esenzione ticket.
Il mio appello ai sindaci, allora, affinché la Regione si determini verso un tavolo di confronto, verso ripeto una sola parola d’ordine: programmazione.
* avvocato