Nuove scoperte nella basilica di Gerace *
di Marco GABRIELI *
GLI SCAVI archeologici, finanziati dal Ministero della Cultura per la verifica dello stato di rischio sismico connesso all’edificio di culto, hanno rilevato dopo una serie di indagini diagnostiche la presenza di strutture murarie dell’alto medioevo riconducibili al periodo bizantino, ubicate sotto il pavimento della chiesa risalente all’XI secolo. Più precisamente la scoperta interessa una parte dell’ambiente della cripta nel sottocorpo del presbiterio che ospita la cappella della Madonna dell’Itria e che, in passato, era il nucleo centrale di una chiesa più antica. La basilica in stile normanno-romanico-bizantino ha le sembianze di una fortificazione per l’imponente parete in pietra calcarea di cui è costituita. Ha tre navate con 20 colonne romane, con marmi della Tessaglia, del Proconneso, della Troade, un altare maggiore in stile barocco, vari monumenti funerari e numerosi arredi sacri. Fu costruita dai normanni, gli ardimentosi cavalieri provenienti dalla Normandia che si lanciarono alla conquista del sud Italia, depredando e saccheggiando tutto ciò che trovavano per strada. Nel 1059 conquistarono Reggio Calabria dove Roberto d’Altavilla, detto “il Guiscardo”, fu acclamato come duca. Questi giganti del nord diedero forza e splendore al borgo di Gerace, trasformandolo in un importante centro del Mezzogiorno. Nel costruire la chiesa non ebbero mai l’intenzione di abbattere la struttura sottostante, presente prima ancora che venisse eretto l’edificio religioso. Sono state rinvenute anche tre sepolture scavando a 5 metri dal livello del pavimento dentro la basilica, tra cui una con due persone inumate, delle strutture simili a dei gradini e alcune panche in muratura (subsellia). È riemerso pure “un muro di tramezzo che ci indica, grosso modo, come si rapportava la chiesa preesistente rispetto all’ambiente che oggi noi conosciamo come cripta” ha detto Fabio Lico, l’archeologo che ha diretto le operazioni di scavo ancora in fase embrionale. Sono tornati alla luce anche frammenti ceramici e due capitelli a stampella con le loro croci, a testimonianza dell’attività degli abili maestri che lavorarono tra il IX e XI secolo a Gerace. Questi favolosi reperti documentano l’importanza di questa città nel IX secolo, e permettono di retrodatare l’opera di costruzione dell’edificio religioso fino all’epoca greco-bizantina. “In Calabria non esistono tipologie murarie di questo tipo riferibili ad età bizantina … io faccio l’archeologo da un paio di anni e non ho mai trovato un muro che, dal piano di calpestio, si eleva in alto per quattro metri circa” – ha sostenuto Lico, esprimendo tutta la sua meraviglia per una scoperta tanto singolare quanto unica nel suo genere. I risultati della ricerca sono stati presentati nella sala dell’arazzo della “Cittadella Vescovile di Gerace” lo scorso 29 dicembre. All’evento organizzato dal Segretariato regionale del Ministero della Cultura per la Calabria hanno partecipato mons. Francesco Oliva, vescovo di Locri Gerace, Maria Mallemace, direttore del segretariato del MiC Calabria, Salvatore Galluzzo, sindaco f.f. di Gerace, Paolo Praticò, dirigente generale Dipartimento SEAC Calabria, Rita Cicero, funzionario architetto SABAP per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e Vibo Valentia, Alfredo Ruga, funzionario archeologo SABAP per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e Vibo Valentia e Giuseppe Mantella, direttore Ufficio Beni Culturali ed Edilizia di Culto della Diocesi di Locri-Gerace. “Questa è una giornata storica per Gerace, la Locride e la Calabria, perché si porta a conoscenza un fatto di rilevanza archeologica e storica che dimostra, ancora una volta, le bellezze che ci sono e che vogliamo far rivivere e rendere fruibili” ha detto mons. Oliva. I reperti esposti nella cripta della concattedrale di Gerace offrono tanta materia di studio agli storici. “Ci aspettiamo di continuare a raccontare la storia millenaria di questo luogo così straordinario … non stiamo riscrivendo la storia della cattedrale ma stiamo continuando a raccontarla, retrodatando quella che è la storia della cattedrale che si pensava fosse un pochino più recente” ha sostenuto Mantella.
* giornalista
Fonte: Parola di Vita