Gioacchino da Fiore, grande visionario credente *

di Raffaele IARIA *

PAPA Francesco, nel recente messaggio per la Giornata Mondiale del Creato, che si celebra il prossimo 1 settembre sul tema “Spera e agisci con il creato” cita “quel grande visionario credente che fu Gioacchino da Fiore, l’abate calabrese ‘di spirito profetico dotato’, secondo Dante Alighieri, il quale “in un tempo di lotte sanguinose, di conflitti tra Papato e Impero, di Crociate, di eresie e di mondanizzazione della Chiesa, seppe indicare l’ideale di un nuovo spirito di convivenza tra gli uomini, improntata alla fraternità universale e alla pace cristiana, frutto di Vangelo vissuto”. “Siamo davvero grati a papa Francesco che ha additato Gioacchino da Fiore come l’uomo dell’armonia che ha saputo trovare in quell’intreccio tra creato e ascolto della Parola”, ci dice don Enzo Gabrieli, il postulatore della Causa di Beatificazione iniziata nel 2001 dall’allora arcivescovo di Cosenza-Bisignano, mons. Giuseppe Agostino. Gioacchino si è caratterizzato – spiega don Gabrieli – per quella armonia dello Spirito che i grandi uomini riescono a realizzare nella sintesi tra contemplazione e azione. Gioacchino – aggiunge il postulatore – è “un contemplattivo, cioè un uomo che sa mettersi in ascolto di Dio e anche in ascolto della sua storia. Egli ha
saputo cogliere la sua amorevole presenza trinitaria nello svolgersi della storia dell’umanità, ovviamente in una maniera fortemente simbolica”.

Vogliamo spiegare chi è stato questo eremita? Gioacchino è figlio del suo tempo, uomo del XII° secolo, che ha saputo varcare i confini ristretti della sua terra e fare esperienza ed arricchimento interiore ma anche culturale prima nella Corte di Palermo, poi a contatto con la terra di Gesù e con gli eremiti che gli insegnarono ad ascoltare la Parola per cogliere la volontà di Dio sulla storia a lui contemporanea. Anche all’interno della sua esperienza monastica che ad un certo punto gli sta stretta nelle sue organizzazioni e nei suoi compiti di Abate chiede di potersi dedicare completamente al commento e alla contemplazione della Parola di Dio. Uomo della comunione vuole che ogni sua scelta e anche le sue fondazioni siano sempre benedette e autorizzate dai pontefici così come la sua opera di ricerca esegetica e teologica. E’ un profeta coraggioso e trova la forza in quella Parola che gli permette di vedere un orizzonte di pace possibile anche tra le religioni; l’inutilità delle crociate e delle guerre e il valore di conquistare con le armi della luce i fratelli. È un uomo della speranza tanto che verrà indicato come l’annunciatore del tempo nuovo e di una chiesa rinnovata nello spirito. Gioacchino, però, non vuole una nuova chiesa ma una chiesa rinnovata, libera, povera, fraterna, che abbia come primato Dio e lasci agire il suo Spirito Santo per condurla ad un tempo di maggiore grazia.

Qual è il suo messaggio oggi, nell’era del consumismo? Può essere una figura moderna? Penso che il suo messaggio sia di grande attualità e possiamo cogliere nella testimonianza di questo Servo di Dio la centralità della Parola nella vita del cristiano che lo plasma e lo rende profeta, capace di prestare la sua voce a Dio per parlare all’uomo contemporaneo. Uomo austero e coraggioso, un cantore della bellezza del creato tanto da rifugiarsi in luoghi sempre più puri come spazio di contemplazione e dove cogliere la presenza del Divino. I suoi monasteri sono tutti inseriti in contesti di grande bellezza naturale.

-Un film, da poco presentato e che uscirà il prossimo anno, durante il Giubileo, ne racconta la storia. Quale contributo può dare per la conoscenza di questa figura? Gioacchino è una figura di grande modernità che ha superato i confini geografici della sua regione ma anche i confini della stessa Chiesa creando interesse anche in ambiente protestante e negli ambienti della filosofia che hanno indagato e si sono abbeverati al suo pensiero. Ha ispirato artisti come Michelangelo e navigatori come Colombo, uomini di scienza e uomini di pensiero come hanno mostrato ampiamente studi sulla sua figura. Fra i più citati ovviamente resta Dante Alighieri che gli riconosce un ruolo di luce e di ispirazione per la sua Commedia. Sulla figura dell’Abate sono stati scritti fiumi di inchiostro, prodotte opere teatrali, concorsi per le scuole e anche alcuni film come quello di Jordan River che ha realizzato un capolavoro che rende ragione ad una grande figura del Medioevo che ancora deve essere riscoperta in tutta la sua bellezza e profondità. Su Gioachino è stato fatto un grande lavoro sinergico sia all’interno della Chiesa diocesana sia dal Centro Studi Gioachimita per la pubblicazione scientifica dei testi canonici. E anche il lavoro della postulazione è stato intenso a partire da una commissione medica che ha analizzato i suoi resti mortali e da una commissione teologica che ha coinvolto esperti di fama mondiale sui libri canonici attribuiti all’Abate.

*giornalista

Fonte: Parola di Vita

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