“Il Comune Unico della Cosenza-Sud da un’idea degli Anni ’70: Rostema” *

RICEVIAMO e pubblichiamo:

LA COSTITUZIONE del “Comitato per un Comune Unico nella Cosenza-Sud”, di cui anche Savutoweb  ha dato notizia, ha già suscitato notevole successo nelle popolazioni della Valle del Savuto. Numerose sono infatti – da quanto abbiamo appreso – le adesioni  che sono già pervenute ai promotori Luigi Perri e Francesco Garofalo. Adesioni  di  tutto rispetto che comprendono ex sindaci, ex consiglieri comunali e provinciali, sindacalisti, scrittori, giornalisti, imprenditori, professionisti, etc. . Tutto ciò vuol dire – a nostro sommesso parere – che la ripresa dell’idea conurbativa,  che nacque negli Anni ’70 dalla mente vivida e lungimirante di Salvatore Oddo, se costituiva una necessità allora rappresenta oggi un passo indispensabile per la sopravvivenza  stessa dei comuni  e delle popolazioni  del Savuto  che sono rimaste,  negli ultimi anni, sempre escluse da qualunque piano di sviluppo e da qualunque idea di riscatto.

ROSTEMA fu il nome che già nel ‘70 Salvatore Oddo lanciò per la città che doveva  nascere dalla conurbazione tra ROgliano, S. STEfano, MArzi  e MAngone. Rostema fu anche il nome che Luigi Perri, credendo sempre nell’idea e sostenendola in ogni occasione, diede ad un suo giornale che si pubblicò in Rogliano e che fece sentire  alta la voce della Valle del Savuto per diversi  anni.

L’esigenza di realizzare delle unità urbane più robuste e più moderne fu da allora – Anni ’70 – il filo conduttore di decine di servizi giornalistici, interventi congressuali e radiofonici, scritti meridionalistici nei quali Salvatore Oddo pose l’accento sui piccoli Comuni del Savuto, spopolati dall’emigrazione o tagliati fuori  dalla realizzazione di alcune grandi infrastrutture di collegamento dalla possibilità di inserirsi in un soddisfacente piano di sviluppo, che non potevano continuare a riempirsi di debiti per sopravvivere. Era evidente allora “che questi Comuni  dovevano cercare di consorziarsi tra di loro, o addirittura fondersi,  superando il campanilismo e certi pregiudizi che ancora resistono alla paura del tempo”. E qui comincia la storia di Rostema. Già da allora, infatti, si andava per le pianure, verso le grandi direttrici dove erano previsti, o erano già in atto, insediamenti  industriali e commerciali, dove erano in progetto università o aeroporti, dove passavano arterie di grande scorrimento. Già da allora, inoltre, secondo Salvatore Oddo,  non “si faceva Rostema  perché si voleva improvvisamente sommare abitanti ad abitanti all’interno del comprensorio cosentino” ma si sosteneva che “se si uniscono Rogliano, Marzi, S. Stefano e Mangone si realizza una unità più viva, più efficiente dalla quale certo un piccolo agglomerato come Marzi può trarre grande vantaggio allo stesso modo della vicina Rogliano”. Si era intuito che la grande città di Cosenza-sud, con al centro la sconfinata estensione di Piano Lago (nella foto), principalmente del Comune di Mangone, sarebbe stata il volano insostituibile del sicuro riscatto del Savuto. E difatti, se ci fosse stata Rostema siamo certi che l’Università della Calabria sarebbe andata a Cosenza nord oppure l’aeroporto internazionale a Lamezia terme appena nata anch’essa da una fusione tra Nicastro e Sambiase oppure che l’ospedale di Rogliano avrebbe avuto il destino che purtroppo ha avuto? E quanti altri insediamenti sono sfumati lasciando con la bocca asciutta sindaci e popolazioni?

Oggi, come 50 anni fa, andare avanti con questi processi di revisione territoriale è indispensabile per la sopravvivenza dei nostri Comuni  che, come Rogliano, si avviano verso un tracollo economico inesorabile, che è sotto gli occhi di tutti, mentre amministratori e politici locali si trastullano in discorsi di alta finanza in piazza Pietro Buffone. Per quanto ci riguarda siamo comunque fiduciosi che il recente pronunciamento del presidente Occhiuto in “favore di un processo  fusionistico che, ormai, è diventato inevitabile in un quadro di modernizzazione degli assetti istituzionali e della ridefinizione dei confini” possa costituire motivo di stimolo per quegli amministratori locali che sino ad oggi hanno dormito un po’ troppo.

* Ciro Oddo

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