Fase 3, serve un piano anche nella Sanità

SERVE un piano per la “Fase 3” anche nella Sanità. Bisogna assicurare il graduale ritorno alla normalità nell’organizzazione degli ospedali, dei servizi territoriali e nell’accesso dei cittadini alle prestazioni del sistema sanitario. La domanda di salute e di servizi non si è certo fermata di fronte all’epidemia. C’è stato un ovvio congelamento delle prestazioni non urgenti e l’arretrato che si sta accumulando dovrà essere recuperato. Il tutto continuando a mantenere attivi tutti gli strumenti, le misure e i presidi capaci di tenere sotto controllo l’andamento dei contagi, prevedendo e monitorando l’insorgere di nuovi focolai, in quello che resta, assieme al sociale, il settore più esposto agli effetti dell’epidemia. Seicentomila sono gli interventi chirurgici arretratisi in questi mesi e oltre cinquantamila riguardano malati oncologici. Con gli interventi dermatologici o per la
cataratta, le visite oculistiche, allergologiche e dal cardiologo si arriva facilmente ad un milione di ricoveri, inclusi quelli ortopedici per protesi o ernie, che sono stati rimandanti per la pandemia, con pesanti ricadute sulle
liste d’attesa per tutto il 2020 ed il 2021. Per permettere una ripresa in sicurezza nella Fase 3, il Ministero della Salute ha messo a punto le “Linee di indirizzo per la progressiva riattivazione delle attività programmate differite durante l’emergenza Covid” rivolte a tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private, accreditate e non accreditate. Al fine di garantire il distanziamento sociale in ospedali e ambulatori, si raccomandano percorsi separati in entrata e in uscita dalle strutture e percorsi ad hoc per pazienti particolarmente fragili, ma anche orari di apertura dei servizi più ampi, con scaglionamento degli appuntamenti. Per tutti i pazienti che accedono alle strutture si raccomanda l’igienizzazione delle mani, l’utilizzo della mascherina e la rilevazione della temperatura corporea. Rispetto alle prestazioni specialistiche, si indica di privilegiare prenotazione e pagamento del ticket da remoto, ovvero telefoniche o telematiche, così come l’utilizzo di telemedicina laddove possibile, ad esempio per l’aggiornamento di piani terapeutici per i malati cronici. Per chi affronta un ricovero, si raccomanda “attenzione al distanziamento sociale o l’isolamento domiciliare nelle due settimane antecedenti al ricovero stesso”. Nel dopo Covid, o più correttamente dopo la fase acuta dell’emergenza, uno dei problemi con cui bisognerà fare i conti sarà quello delle liste d’attesa. Dopo oltre tre mesi di blocco quasi totale, sarà necessario immettere nuove risorse economiche che consentano nuove assunzioni e acquisti di nuovi macchinari con cui recuperare il tempo perduto. L’Europa in questo senso ci viene incontro mettendo a disposizione tanti miliardi da investire. Ora tocca al nostro Governo programmare nel migliore dei modi. Speriamo ci si riesca, perché la salute, si sa, non aspetta né i tempi della politica né quelli della burocrazia.

(Raffaele Scionti)

Fonte: Parola di Vita

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