Il completamento dell’Alta Velocità fino alla Sicilia sarebbe un volano di sviluppo *
di Orlandino GRECO *
SENZA l’attuale rete di Alta velocità, il PIL italiano perderebbe 41 miliardi di euro, equivalenti al 2,5% del totale di oggi. Prevedibile, dunque, come la proiezione di questi dati risulterebbe rosea qualora le parti del Paese che distano a più di un’ora da una stazione AV fossero agganciate alla rete, consentendo a tutti i cittadini e alle catene di distribuzione spostamenti rapidi e sicuri con il completamento delle tratte Napoli-Bari, Salerno-Reggio Calabria, Catania-Messina-Palermo e via discorrendo. Un incremento del PIL di circa 60 miliardi di euro, stimati dalla rivista scientifica “Transportation Research”, che danno un triste spaccato del tempo perduto finora nelle politiche per il rilancio della nostra economia e delle infrastrutture, le quali, si sa, servirebbero a migliorare la qualità della vita in quanto darebbero l’idea di un’Italia che corre verso il progresso e progresso significa cantierare il futuro, creando lavoro e benessere collettivo.
Un tema, quello dell’Alta Velocità, che se unito a quello dello sdoganamento del Ponte sullo Stretto, rispetto al quale ormai tutte le forze politiche sono in linea con la mozione che depositai in Consiglio Regionale nella scorsa legislatura per la realizzazione dell’opera, rappresenterebbe l’inizio della tanto auspicata stagione di interventi pubblici che finalmente porrebbero al centro del dibattito politico la riduzione in termini di divario e opportunità di partenza di quella parte dell’Italia, il Meridione, destinata nel corso degli anni a rimanere un contenitore vuoto su cui non investire se non con ipotetici piani di fattibilità continuamente presentati e riproposti.
Nello specifico, i benefici dell’Alta velocità sarebbero di natura: economica, rendendo più competitivi i treni per il trasporto di persone e merci; ambientale, riducendo il numero di tir dalle strade; sociale, connettendo meglio e valorizzando aree con vocazioni diverse; turistica, prevedendo collegamenti ferroviari efficienti (veloci o metropolitani) in linea con l’attuazione del piano nazionale aeroporti.
I risultati che nell’ultimo decennio ha fatto registrare l’Alta velocità di rete in termini di crescita economica su scala nazionale, ci inducono a ribadire con decisione che non v’è più tempo da perdere, a cominciare dalla questione legata alla perequazione infrastrutturale in quanto passaggio nodale nella quantificazione di volontà da parte del Governo di continuare a relegare o meno il Mezzogiorno in condizioni di marginalità.
Ben vengano Italo e Freccia Rossa, notizia accolta con entusiasmo da tutti i calabresi, ma se a ciò non si lega un piano che rilanci davvero i sogni e i fabbisogni del Sud, la strada da percorrere per la vera unità e per il vero rilancio del Paese, sarà ancora lunga e tortuosa.
* Segretario federale de L’Italia del Meridione