Origini ed evoluzioni della quadriglia di Rogliano

“LE NOTE seguenti nascono dall’interesse per le tradizioni roglianesi, che, nello specifico, mi ha condotto sulle tracce di un secolare ballo popolare, la quadriglia di una volta, ora non più praticata. Avevo assistito qualche anno addietro ad una rivisitazione di quella danza in Piazza San Domenico. Occasionalmente, ho avuto l’opportunità di chiedere delle   informazioni, in merito, agli amici Emilio Zumpano, Valentino Valerio ed al Prof. Saverio Astorino, che mi ha edotto sugli aspetti storico-antropologici della quadriglia”.

– Le origini del ballo risalgono alla fine del XVII° secolo. Fu avviata come contraddanza dalle contadine francesi, per poi svilupparsi progressivamente in Europa ed anche nel Meridione d’Italia nel corso dell’Ottocento. Nella forma classica, era eseguita da quattro coppie di ballerini che si ponevano rispettivamente l’uno di fronte all’altro o in quadrato. Le figure, inizialmente, erano nove, poi ridotte a cinque: pantalon, été, poule, pastourelle, finale o galop.

Nelle varie versioni popolari italiane assunse caratteri grotteschi ed entrò nelle tradizioni culturali di ogni regione. Si diffuse come danza popolare anche nel circondario cosentino e nell’area roglianese. Diventò un ballo costituto da un passo semplice in avanzamento e da due fulcri scenografici: il cambio di dama e l’eliminazione del cavaliere, che, senza preavviso, venivano decisi dal cosiddetto mastro-quadrigliere – Nell’estate del 2015, degli amici, su imput della signora Marisa Astorino e di Emilio Zumpano, si riunirono, quasi per gioco, per provare a ballare l’antica quadriglia roglianese. Si formarono delle coppie che fondarono un gruppo spontaneo, animato dal puro spirito di divertimento. I nascenti Quadriglieri di Rogliano impararono il passo base e le prime figurazioni sotto la guida del signor Guerino Pascuzzo. Ben presto, si resero conto di essersi incamminati su un percorso che li avrebbe condotti al recupero di una rilevante tradizione del nostro territorio, dimenticata da decenni. Riemersero racconti, riguardanti genitori e nonni, che si impegnavano in quel ballo popolare, con spensieratezza ed allegria.     

– In effetti, nel nostro paese, nelle frazioni e nei casolari di campagna, la quadriglia era molto praticata fino ad un cinquantennio fa, occupando uno spazio rilevante nell’ambito dei costumi locali. Veniva ballata con scopi più sentimentali che ludici, in quanto, nei desideri latenti, favoriva l’incontro ed il corteggiamento tra uomini e donne.

Alla fine del ballo rimaneva una sola coppia, dopo che il mastro-quadrigliere aveva provveduto ad eliminare, gradualmente, tutti gli altri cavalieri e dame. La quadriglia si caratterizzò come occasione di divertimento e di incontro, per cui era molto diffusa in ogni strato sociale e ballata durante le feste laiche. Era presente nei lieti eventifamiliari: in particolare, nei banchetti nuziali (allora domestici) era considerata il ballo per eccellenza. Sul passo base furono inserite delle figurazioni, la cui successione veniva decisa dal direttore, che conduceva il corteo o lo comandava dall’esterno. Ogni ballo diventava una creazione a sé stante ed originale, anche per le variabili rionali e per la bravura più o meno discutibile dei vari conduttori

In quel clima rievocativo, nel settembre del 2016 prendeva la direzione del gruppo, ormai consolidato, il signor Valentino Valerio che, con la sua voce stentorea e con le sue competenze, migliorava l’esecuzione delle figure. Gli allenamenti e la convinzione di ogni componente progredirono al punto da far sì che I Quadriglieri venissero più volte richiesti nei paesi e nelle contrade del circondario, in occasione delle sagre e delle feste popolari.

Emilio Zumpano aveva proposto l’adesione ad un’importante associazione nazionale che avrebbe garantito un inserimento in manifestazioni di ampio respiro, ma, considerati gli impegni lavorativi e familiari, si optò per un’organizzazione associativa di carattere locale.

Saverio Astorino, cogliendo un suggerimento della signora Tinuccia Gabriele, aveva compreso che bisognava coinvolgere il pubblico e che, per non snaturare il genere popolare, si potevano inserire anche delle danze del folk italiano, piuttosto che dei balli sociali non attinenti. La sua idea sperimentale, che teneva conto della presenza dei turisti nella nostra provincia, trovò consenso nel pubblico, ma una certa ritrosia nel gruppo. Avendo una chiara visione ed un programma, avrebbe proposto altre innovazioni, ma nel novembre dell’anno scorso si è ritirato per scelta personale. 

Nelle stagioni del triennio 2017-2019 le esibizioni dei Quadriglieri sono state innumerevoli. Un ritmo di attività ed un entusiasmo di relazioni umane che, in qualche misura, sono stati interrotti dalla pandemia.

Nell’arco di sette anni diversi componenti del nucleo originario si sono ritirati, ma vi sono stati dei graduali innesti e si è registrato un ricambio, che ha condotto ad un abbassamento dell’età media del gruppo.  Il conduttore Valentino, con il suo stile e la sua narrativa dialogica, non è più operativo alla guida della brigata, ma ha lasciato una dote di nuove e suggestive figure ed un’originale tecnica di comando nei vari passaggi tra una sequenza all’altra. Durante la sua conduzione è rimasto immutato il ruolo del mastro-quadrigliere, mentre è stata rivoluzionata l’eliminazione dei ballerini, conservando il corteo al completo per l’intero ballo. I fondatori, citati nell’articolo, hanno lasciato ad altri l’onore e l’onere di assicurare continuità all’esperienza, affinché non si disperda la finalità da cui tutto ha preso avvio un sabato del lontano luglio 2015: il recupero del ballo della quadriglia, come rivalutazione delle più autentiche tradizioni roglianesi.  Dice Saverio Astorino: “Le generazioni si succedono, giacché tutto è caduco nell’uomo, ma la cultura identitaria è una risorsa che deve essere trasmessa e conservata nel tempo”.

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