Pandaemonium, alle stampe il nuovo libro di Daniel Cundari
NELL’AMBITO di un raffinato progetto editoriale che ha già dato alle stampe opere rare e di grande qualità – come “Città fantastica” di Lorenzo Calogero e “Versi elementari” di Sante Notarnicola – è appena uscita per le Edizioni Lyriks la nuova raccolta di Daniel Cundari dal titolo “Pandæmonium – cronache poetiche dall’isolamento” – con dieci componimenti inediti scritti a Barcellona durante il lockdown, ispirati alle atmosfere di dieci brani di differenti epoche e generi musicali: Erik Satie, Ćajkovskij, Takashi Kokubo, Niccolò Paganini, Beethoven, Camarón de la Isla, Hiroshi Yoshimura, Michel Petrucciani, John Coltrane e Chet Baker. Come per i libretti d’opera scritti per essere messi in musica, i libri della collana ‘POIESIS/Essenza del Poeta’, curati da Nino Cannatà, oltre a rappresentare il corpus essenziale del poeta, sono nati per liberare la poesia alla sua naturale dimensione originaria, fatta di suono e immagine. Per questo motivo Pandaemonium è arricchito da una preziosa illustrazione del celebre scultore e scenografo Edoardo Tresoldi raffigurante il bozzetto originale dell’installazione dal titolo “Opera” – allestita in forma permanente sul lungomare di Reggio Calabria il 13 settembre 2020.
Questa nuova silloge, come tutti gli altri libretti della stessa collana, esce in tiratura limitata di 100 copie numerate ed è accompagnata da importanti contributi critici a firma della poetessa cubana Giselle Lucía, del maestro del racconto breve spagnolo Ginés Cutillas e dell’antropologo Mauro Francesco Minervino. Il termine che dà il titolo alla raccolta, Pandæmonium (tutti i demoni), è stato creato nella seconda metà del Seicento dal poeta John Milton il quale, parafrasando il greco Pantheon (tutti gli dèi), lo utilizzò nel primo libro del suo “Paradise lost” (Paradiso perduto) per designare il luogo immaginario in cui i demoni si riuniscono. Ed è sempre di Milton, dal “Comus”, la citazione in esergo nella quale l’artista inglese scrive: “Beauty is Nature’s coin/must not be hoarded,/ but must be current” (La bellezza è la moneta della natura, non bisogna accumularla ma farla circolare).
Significative le parole nella nota di apertura con le quali Cundari ci avverte: “Nel caos più assordante, nel brulicare della vita pedinata dal dolore e dalle ansie del mondo, fu la musica. Non so se venne prima la poesia, ma è chiaro che d’un baleno si scatenò un’indescrivibile rissa. Collera e passione esplosero fino a contrarsi, mischiarsi e, infine, distillarsi in un’unica melodia, in un dolce e terribile frastuono, Pandæmonium, il luogo in cui tutti i demoni (meridiani e notturni) si riuniscono per banchettare e per discutere”.
Come rileva acutamente Giselle Lucía: “… la poesia di Daniel Cundari indaga l’istinto viscerale dell’esistenza e della memoria … attraversa le facce e i dilemmi dell’essere, dalle prospettive del dolore, dell’amore, della lontananza, del silenzio, della politica, del familiare, dell’autobiografico e del simbolico; ci offre il sapore autentico delle cose reali, quotidiane e necessarie, che spesso ignoriamo”.
Una poesia antica, la sua, come ebbe a scrivere il grande germanista e scrittore Mario Specchio, con cui Cundari coltivò un’importante amicizia intellettuale. Rileva Mauro Francesco Minervino nella sua nota critica: “Daniel Cundari … è il poeta che scrive ciò che della vita va celato, svela le vergogne, inchioda senza cautele al torbido, al muco che cola dalla vita, si è convertito senza rimorso allo stigma del viandante … con un’arte che sembra ricordarci sempre, continua Minervino … l’interrogazione che ogni verso autentico … non smette di recare con sé: che ogni scrittura è scandalo e non consolazione, che la poesia recita e mette in atto un’assenza feroce, inconclusa e immedicabile”.
Daniel Cundari, poeta, scrittore, traduttore e performer plurilingue, molto apprezzato e seguito all’estero, già vincitore dei prestigiosi premi Lerici Pea e Genil de Literatura, si è esibito in vari Paesi del mondo, dalla Cina alla Serbia, dal Messico alla Slovacchia, dal Cile a Cuba, dalla Spagna alla Francia, riscuotendo ovunque grande successo. Di prossima uscita nella stessa collana, un nuovo prezioso libretto con testo inglese a fronte che accoglie due poemetti di John Taylor, scrittore, poeta, critico e traduttore americano la cui opera rappresenta uno dei ponti più significativi tra l’Europa continentale e i paesi anglofoni.
Di seguito una poesia inedita di Daniel Cundari:
Se è vero che solo il dolore non s’inventa
è pur certo che perdere qualcosa è il dolore
estrema sete per saziare il mondo
inventai brevi inattese parole.
Perdere o fallire
provvisoria benzina del momento.
Perdere un amico a volte rende forti,
perdere un amore spesso salva la vita.
La perdita ci avvicina alla conquista,
è un dono raro.
E impara a sorridere
nella notte più lunga e buia,
ascoltami:
il sorriso bacia più del bacio
il sorriso spalanca più porte
che le chiavi o il vento
e perdi perdi perdi
ché nulla è perduto se sorridi.
Fonte: www.lyriks.it