Francesco di Paola, il Santo d’Europa *
di Cinzia BARONE *
FRANCESCO Martolilla nasce a Paola il 27 marzo del 1416 ed in terra calabra opera e vive gran parte della sua esistenza spirituale e terrena. Qui matura e comprende la sua vocazione: vuole essere un eremita. Ma dovrà, in parte, modificare la sua idea originaria di vivere completamente isolato dal mondo. Capisce ad un certo punto che Dio desidera che lui viva nel mondo, per essere d’aiuto ai suoi poveri, alla sua gente. Molti infatti ricorreranno a lui per ottenere consigli, grazie e ascolto; molti per sua intercessione si avvicineranno a Dio. Francesco è strumento nelle mani di Dio. Abbandonata l’idea di vivere una vita da eremita, costruisce tre conventi, il primo a Paola, il secondo a Paterno Calabro ed il terzo a Spezzano Piccolo.
Molti affascinati dal suo carisma e dalla vita evangelica che conduce, decidono di unirsi a lui per vivere una vita fatta di penitenza e di povertà. Frate Francesco, così si chiamerà per la tutta la sua vita, poiché non diventerà mai sacerdote, non per mancanza di opportunità ma per troppa umiltà, parlerà e si confronterà, per la difesa dei poveri e dei più deboli, anche con i regnanti d’Europa in particolare con i re di Napoli, Ferrante d’Aragona ed il re di Francia Luigi XI. Conosciuto in Italia e in Europa anche per i molti miracoli compiuti, sarà chiamato dal Re di Francia, gravemente malato, affinché interceda presso Dio e possa così ottenere la guarigione fisica. Ma Francesco non obbedirà al Re e partirà solo dopo aver ricevuto l’ordine di raggiungere la Francia da Papa Sisto IV. Da Paterno muoverà i suoi passi consapevole, in cuor suo, che non farà mai più ritorno in Calabria. Giunto sul Monte Pollino si volterà a guardare per l’ultima volta la sua amata terra, che benedirà insieme a i suo abitanti, lasciando le sue orme su di una roccia come segno indelebile del suo forte legame con la Calabria.
Giunto nella città francese di Tours, Francesco incontrerà il re Luigi XI ed a lui donerà anziché la guarigione fisica, tanto desiderata dal sovrano, la guarigione dell’anima. Luigi XI prima del sonno eterno si avvicinerà a Dio e con Lui si riconcilierà. Il legame tra Frate Francesco ed i regnanti francesi, successori di Luigi XI, fu sempre forte. Si rivolgevano al frate paolano per consigli, per chiedere grazie al Signore, per necessità spirituali, affascinati dalla vita di penitenza e di quaresima perpetua. Francesco di Paola vivrà in Francia ben ventiquattro anni e qui finirà la sua esistenza terrena il 2 aprile del 1507. Proprio dalla Francia inizierà , dopo la sua dipartita terrena, il suo percorso che lo porterà a raggiungere gli onori degli altari. Il processo di canonizzazione fu infatti fortemente voluto ed iniziato dai regnanti francesi, che avevano vissuto vicino a Francesco ed avevano apprezzato le sue virtù cristiane. In particolare a chiedere che si svolgesse il processo di canonizzazione fu la regina di Francia, Anna di Bretagna, moglie di Luigi XII, dopo che la stessa aveva ricevuto la grazia della guarigione di sua figlia Claudia, affetta da una febbre maligna che i medici non riuscivano a guarire.
La Regina Anna di Bretagna, dopo aver rivolto preghiere e suppliche a Francesco di Paola, affinché intercedesse presso Dio, ottenne la guarigione della sua adorata figlia e come voto promise di promuovere la beatificazione del fraticello di Paola. Inviò quindi la richiesta alla Santa Sede affinché avviasse l’iter per la canonizzazione. Alla richiesta della Regina di Francia si unirono anche i frati minimi tramite l’intercessione di padre Francesco Binet, primo successore di Francesco di Paola, alla guida dell’Ordine dei Minimi. Fu Papa Giulio II che il 13 maggio del 1512, dopo solo 5 anni dalla morte di Francesco, con il breve “ Dilectus Filius” ad indire il duplice processo informativo apostolico, che diede inizio al processo di canonizzazione. I processi di canonizzazione furono dunque due: uno francese ed uno calabrese. Il processo condotto nella Calabria Citra fu detto “Processo Cosentinum” e fu istituito dal 4 luglio 1512 al 19 gennaio 1513, in 4 sedi con dodici sedute processuali: 6 a Cosenza, 3 a San Lucido, 2 a Paterno Calabro e 1 a Corigliano e furono ascoltati ben 102 testi. Il processo francese si svolse dal 19 luglio al 2 settembre del 1513, con un’udienza extra il 7 dicembre e prese il nome di “Processo Turonesis” e “Processo Ambianesis”. In quest’ultimo processo fu ascoltato un solo teste originario di Paterno Calabro e si svolse il 25 giugno del 1513. Papa Giulio II iniziò il processo di canonizzazione ma questo terminò sotto il pontificato di Papa Leone X, il quale, il 7 luglio del 1513, con il breve “ Illius qui semper in sactis mirabilist est”, proclamò Beato Francesco di Paola, ossia autorizzò il culto e la venerazione del Fondatore nei conventi dell’Ordine dei Minimi: “concesse ai frati del suddetto ordine di celebrare nelle loro chiese una volta l’anno, il 2 aprile, e se non è permesso dal calendario liturgico , il secondo giorno dopo l’ottava di pasqua, l’ufficio in memoria dello stesso Francesco, confessore, sotto il nome di Beato Francesco di Paola, …”. Dopo la proclamazione della beatificazione del frate di Paola, il processo di canonizzazione subì un arresto.
Ancora una volta furono i sovrani francesi a dare un impulso al processo di canonizzazione e lo fecero sia dal punto di vista organizzativo che economico. Il nuovo input avvenne dopo un altro miracolo che il buon Dio concesse alla regina di Francia, Claudia, moglie del re di Francia Francesco I, per intercessione del beato Francesco. I sovrani francesi avevano due figlie femmine, Luisa e Carlotta, e desideravano avere un figlio maschio che potesse continuare la discendenza sul trono francese. Il miracolo si compì ed il 28 febbraio del 1518 poiché venne alla luce il tanto atteso erede al trono che fu chiamato Francesco. Ma non diventerà mai re poiché morirà prematuramente. A reggere il trono francese sarà, invece, suo fratello, Enrico II, che alla morte del padre Francesco I salì trono. Anche la regina Claudia aveva promesso come voto di ringraziamento per la nascita del primo figlio maschio, che avrebbe continuato e dato impulso al processo di canonizzazione per portare Francesco di Paola agli onori dell’altare. La promessa fu mantenuta ed il processo riprese il suo corso. I reali inviarono a Papa Leone X e al Sacro Collegio dei Cardinali lettere postulatorie affinché continuasse l’iter canonico e molte altre lettere giunsero dalla nobiltà francese e calabrese nonché dallo stesso Ordine dei Minimi. Papa Leone X per venire incontro alle molte richieste decise di intraprendere la revisione degli atti processuali esistenti e ordinò che l’attenzione fosse posta sui miracoli che Francesco aveva compiuto successivamente alla data di beatificazione. Fu necessario ordinare una nuova inchiesta suppletiva che si svolse in Calabria nota con il nome di “ Grande processo calabro”. Furono ascoltati ben 121 testimoni che riferirono di prodigi compiuti dal Frate sia in vita, che dopo la sua morte. Il miracolo attribuito a Francesco post mortem e riportato nella Bolla di canonizzazione “Excelsus Dominus” fu appunto la nascita dell’erede al trono di Francia, figlio del Re Francesco I e della Regina Claudia. Nel processo di canonizzazione un documento importante fu la relazione di Giacomo Simonetta, uditore della Sacra Rota, al quale spettò il compito di esaminare il materiale processuale nonché le dichiarazioni rese dai testimoni.
Aspetti importanti per valutare le virtù teologali e cardinali, ed eventualmente la presenza di martirii o miracoli. Ebbene, il Simonetta parla in maniera chiara ed evidente delle virtù cristiane di Francesco di Paola: “ la vita religiosa strettissima e costruita in massima povertà. La carità praticata verso gli uomini; l’umiltà della quale abbondò con tutti anche con gli inferiori e i sottoposti; la pazienza e la costanza , in tutta la sua vita ed in ogni azione; ottima condotta nella religione; si è sempre impegnato ad aiutare tutti e a non danneggiare nessuno; prudenza, Modestia; non offese mai nessuno”.Ancora un altro passo della relazione di Simonetta è significativo per far comprendere lo spessore umano e religioso di frate Francesco, uomo di Dio, suo strumento“l’abito era di foggia che non gli serviva a difendersi dal caldo e dal freddo ma semplicemente per coprire le nudità del corpo; era vile, ruvido e unico e smetteva di usarlo quando il tessuto era consumato per il troppo uso. Andava scalzo l’estate e l’inverno, nelle freddi neve e nella terra arroventata e nel fango lurido, tra i sassi appuntiti e i rovi pungenti e tuttavia i piedi non rimanevano danneggiati, tanto che il freddo non li congelava ed il caldo non li bruciava, il fango non li sporcava e le pietre non facevano male”. La santità dell’uomo Francesco, minimo tra i minimi, era apparsa a tutti molto chiara. Per tale motivo Papa Leone X con la Bolla “Excelsus Dominus”, il 1° maggio del 1519, ascriveva solennemente nell’Albo dei Santi, Francesco di Paola. In quella occasione molte genti provenienti da più nazioni, Francia , Spagna, Germania, Bretagna, dove l’Ordine dei Minimi era molto diffuso e conosciuto, giunsero a Roma per ringraziare e festeggiare il loro San Francesco di Paola. Proprio per la diffusione del suo culto in tutto Europa e per l’opera che profuse, per la pace e la concordia tra gli uomini di tutte le nazioni e di tutto il mondo è possibile definire San Francesco di Paola, Santo Europeo.
* Giornalista
Fonte: Confluenze