“In Calabria servono medici e infermieri”
LA NOTIZIA che al “Giannettasio”, l’ospedale di Corigliano Rossano, dieci infermieri siano in malattia contemporaneamente deve destare preoccupazione. Se un numero così elevato di persone si assenta dal lavoro per malattia, o sta accadendo qualcosa di serio e grave dal punto di vista medico o si tratta ancora una volta di una prova della cattiva gestione della sanità pubblica regionale.
Dopo mesi e mesi di superlavoro e turni lunghi ben oltre quanto previsto dal CCNL (qualcuno parla di turni di 18 ore) non si può biasimare un’azione che potrebbe assumere il senso di necessitato ammutinamento, le cui conseguenze tuttavia sono a carico e a danno di chi ha bisogno di cure.
La professione infermieristica è tra le professioni più faticose, e con le nuove disposizioni e con il nuovo codice deontologico, anche tra le più cariche di responsabilità, a cui non corrisponde un adeguato riconoscimento economico. Lo scarso interesse politico verso il rilancio della sanità pubblica, che in Calabria spesso si traduce in vero e proprio affossamento della stessa per favorire la sanità privata, determina condizioni di lavoro insostenibili, aggravate dalla mancanza di risorse economiche e umane. Al disinteresse politico o all’interesse politico verso la demolizione della sanità pubblica, si aggiunge, e non è un caso, l’incapacità gestionale del commissario governativo, la cui inadeguatezza è sotto gli occhi di tutti e di tutte.
Le vere vittime della situazione sono le persone che a vario titolo operano negli ospedali e le persone che sono costrette a ricorrere all’ospedale per curarsi.
Non è più possibile tollerare tutto ciò, che si configura come negazione di diritti fondamentali: il diritto al lavoro dignitoso e adeguatamente retribuito e il diritto alla salute. In entrambi i casi sono in gioco la vita e le condizioni di vita, che non possono essere calpestate da faccendieri che agiscono secondo logiche aziendalistiche, incuranti delle vite delle altre persone, utilizzando il risanamento economico, nei fatti irrealizzabile nelle attuali condizioni, come alibi dietro al quale nascondere incapacità gestionale e malafede politica.
Il nostro Comitato ancora una volta pone l’accento sulle disfunzioni gravi della gestione sanitaria regionale, che finiscono con il ledere dignità e diritti umani.
Non possiamo più permettere che si continui così. Ribadiamo la necessità urgente di porre fine al commissariamento. La sostituzione dell’attuale commissario con un’altra persona non risolverebbe il problema. Abbiamo vissuto per anni il susseguirsi di commissari governativi e il risultato è stato addirittura il peggioramento delle condizioni generali della sanità pubblica e l’aggravamento del debito.
Ribadiamo anche l’urgenza di attivare un piano di assunzione di personale sanitario medico, infermieristico e assistenziale con investimento nella medicina di prossimità e soprattutto nella prevenzione, di fatto annullata da due anni di pandemia.
Fonte: Comitato per la Difesa e la Promozione della Sanità Pubblica Pollino