Grimaldi, la storia di difficoltà e speranza del piccolo Jacopo

JACOPO ha solo 10 anni, è cittadino di Grimaldi, piccolo centro del Savuto. Un bimbo chiamato a lottare insieme alla sua famiglia (per via della patologia diagnosticata, tetraparesi spastica) contro la macchina burocratico–amministrativa della Sanità calabrese. Ad alcuni (per lunghissimi mesi) chiede maggiore attenzione ma non è ascoltato. Pretende semplicemente una gestione più attenta, da parte dei vertici sanitari, del diritto all’assistenza. Quella dovuta ai cittadini bisognosi di cure. Per Jacopo anche un terapista è considerato “medicina”. Dalla voce di mamma Carmela ci viene raccontato che il piccolo paziente dell’unità operativa di Neuropsichiatria Infantile del distretto Asp di Rogliano non è più seguito da personale medico riabilitativo. La terapia è stata bruscamente interrotta per via della quiescenza di alcuni operatori. Come per Jacopo, tanti altri bambini non hanno più un punti di riferimento. Gli angeli custodi, gli amici in corsia, quelli in camice bianco, non ci sono più. Sembra impossibile ma è così. Qualcuno è andato in pensione e Jacopo non riceve più cure. Problema risolvibile, visto che basterebbe semplicemente, giornalmente, raggiungere altri presidi della Sanità pubblica più lontani da casa o strutture private a pagamento.  Ma in una terra dove quotidianamente si porta in evidenza la mancanza di lavoro e di opportunità d’impiego, dove tante famiglie non hanno le sufficienti capacità economiche, i problemi sono sempre maggiori e in tanti rischiano di essere marginalizzati e penalizzati. Un grande disagio che nella circostanza specifica viene amplificato quando mamma e papà, seppur in una sistematica turnazione, devono seguire il proprio figlio nel suo programma terapeutico, a discapito dell’impegno lavorativo. Ora serve risolvere il problema, ridare alla struttura del Savuto quel personale capace di assistere Jacopo e i suoi amici. Serve immediatamente trovare una soluzione.

(Massimiliano Crimi)

Fonte: Parola di Vita

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