Il “Santa Barbara” verso la riconversione in Casa della Comunità. Il Savuto sempre più povero

di Gaspare STUMPO *

QUALE futuro per il “Santa Barbara”? La domanda è sempre la stessa e la matassa, purtroppo, è sempre più difficile da sbrogliare. Almeno fino a quando non verrà definito il nodo giuridico legato alla titolarità sulle funzioni del nosocomio: Azienda Ospedaliera o Azienda Sanitaria? Una soluzione in grado, finalmente, di cacciare fuori dal “limbo” l’ospedale del Savuto creando nuove condizioni di operatività nell’interesse di un’area geografica vasta, economicamente e socialmente depressa, mal collegata. L’input arriva dalle parole del consigliere regionale Simona Loizzo che a Rogliano, questa mattina, ha visitato sia il distretto sanitario, sia il plesso ospedaliero, incontrando personale e dirigenti medici. “Occorre capire dove si vuole andare” – ha dichiarato Loizzo. Che a proposito del “Santa Barbara” ha sottolineato come il nuovo Piano Operativo Aziendale necessiti, in primo luogo, di chiarificazioni relative al presidio di appartenenza, nello specifico al rapporto tra il reparto esistente e la realtà territoriale rappresentata dall’Asp all’interno dell’ospedale stesso. Tra gli altri, Simona Loizzo ha incontrato il sindaco Giovanni Altomare (nella foto) nell’ambito di questo suo tour finalizzato all’ascolto di operatori sanitari e amministratori locali, per conoscere le problematiche delle strutture e definirle nel nuovo Piano Operativo Sanitario. Tra le situazioni più critiche c’è (e si sapeva) la carenza di personale e la conseguente difficoltà nella erogazione dei servizi, anche specialistici, quindi la necessità di un piano assunzionale “strategico”. Ma la questione spinosa riguarda sempre il “Santa Barbara” la cui attività è ridotta ormai al lumicino e su cui, ricordiamo, pende la Spada di Damocle del riordino, forse in Casa della Comunità. E’ più probabile, infatti, che il plesso di via Sturzo un domani possa diventare sede di hospice, ovvero, di una struttura assitenziale per cure palliative e non più di reparti di tipo ospedaliero. Oppure una struttura destinata a servizi ambulatoriali da non confondere, in ogni caso, con l’Ospedale di Comunità. Sarebbe l’epilogo, negativo, di una storia durata circa cinquanta anni, fatta di assistenza al territorio, di buona Sanità ma, soprattutto, di supporto all’hub di Cosenza. Una funzione importante divenuta fondamentale in tempo emergenza pandemica con la creazione dell’ospedale-Covid, che poteva diventare strategica, in chiave operativa, se il mondo della politica e quello del management fossero stati più lungimiranti guardando al “Santa Barbara” come una risorsa (in quanto ospedale per malattie acute) e non come un peso di cui liberarsi, riconvertendo il presidio in struttura “fredda”.

*Direttore responsabile (gasparemichelestumpo@pecgiornalisti.it)

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