Cosenza, emergenza Covid e criticità ospedale al centro di un incontro a Palazzo dei Bruzi
IL SINDACO Franz Caruso ha partecipato alla riunione del tavolo di concertazione sulla Sanità convocato dall’assessore alla Salute, Maria Teresa De Marco per discutere della nuova ondata di contagi da Covid, alla luce della diffusione della variante Omicron 5, ma anche delle altre emergenze sanitarie connesse alle criticità del presidio ospedaliero e del territorio. Alla riunione del tavolo hanno preso parte il commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera Gianfranco Filippelli e, in rappresentanza del commissario dell’Asp, Antonio Graziano, il direttore sanitario Martino Rizzo. Presente anche l’Ordine dei medici con il consigliere e tesoriere Sergio Filippo, in rappresentanza del presidente Eugenio Corcioni, e, inoltre, il presidente dell’Ordine degli Infermieri, Fausto Sposato. A completare il quadro dei presenti, Caterina Savastano, delegata del sindaco alle pari opportunità e agli interventi a favore delle persone con disabilità, Rachele Celebre, vice Presidente del CSV, Renzo Bonofiglio, nefrologo e componente del direttivo dell’Asit (Associazione Sud Italia Trapiantati) e Benito Rocca del Forum del Terzo Settore.
Il sindaco Franz Caruso ha ringraziato l’assessore Maria Teresa De Marco “per aver messo in campo tutta una serie di attività che hanno esaltato la sua funzione amministrativa unitamente alla passione professionale”. Il primo cittadino ha poi rivolto un ringraziamento particolare anche al Commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, Gianfranco Filippelli “che è sì – ha detto il sindaco – una new entry al tavolo tecnico, ma che, non appena insediatosi, è venuto qui a Palazzo dei Bruzi, con particolare sensibilità istituzionale, a creare quei rapporti sinergici che in questo settore sono particolarmente importanti”. Il sindaco ha poi dedicato attenzione alla situazione sanitaria in città con particolare riferimento al pronto soccorso cittadino. “Siamo alla drammaticità – ha detto – che non è solo legata al momento pandemico, ma che viviamo ormai da tempo. Ho, invece, appreso con grande soddisfazione dell’intenzione del dottor Filippelli di intervenire immediatamente per risolvere questa drammaticità che noi conosciamo bene, in quanto tutte le segnalazioni che arrivano a noi sono legate soprattutto al pronto soccorso. Mentre, infatti, le carenze e le disfunzioni dei reparti sono dilatate nel tempo, quelle del pronto soccorso sono amplificate, anche per il fatto che è costretto a fronteggiare situazioni che non dovrebbero arrivarvi”. Franz Caruso ha indicato nella Medicina sul territorio una possibile soluzione a patto che i medici del territorio riescano a mettere in campo energie per evitare di rendere ancora più drammatica la realtà esistente. “Non v’è dubbio – ha aggiunto il sindaco – che tutto nasce anche dalla situazione fatiscente in cui si è costretti ad operare all’interno dell’Annunziata. Su questo – ha ribadito – mi sono impegnato con determinazione, senza battaglie ideologiche o di parte. A me non interessa appuntare medaglie al petto, ma dare risposte ai problemi, perché io sono responsabile della salute dei cittadini a cui tengo moltissimo. E’ importante che da parte nostra ci sia questa assunzione di responsabilità ed io avverto tutto questo peso. Tutti i giorni registro situazioni di disagio grave da parte dei cittadini.
L’Ospedale di Cosenza non è solo l’ospedale dei cosentini, ma è un ospedale dove arriva di tutto. Anche rispetto ai TSO il carico di responsabilità del sindaco di un capoluogo di provincia come Cosenza è notevole, sia sotto il profilo delle procedure amministrative ed anche sotto quello economico”. Franz Caruso ha poi rivolto un particolare ringraziamento a tutto il personale sanitario, dai medici al personale infermieristico e paramedico, agli Oss, a tutti coloro che non solo nella quotidianità, ma soprattutto in questo difficile momento pandemico, stanno dando fondo a tutte le loro energie per fronteggiare le tante criticità legate alle deficienze strutturali dei luoghi dove sono chiamati ad operare. “La salute – ha aggiunto il sindaco – è il bene primario per ognuno di noi e allora dobbiamo cercare di mettere in campo tutte le opportunità che possono tradursi in un servizio migliore per i cittadini. Nel suo intervento Franz Caruso ha anche rilevato che “il robot Da Vinci che può essere impiegato in diversi campi della medicina, non solo in urologia, a Reggio Calabria c’è, mentre a Cosenza non è ancora così, tenendo, inoltre, conto che si tratta di tecnologie in continua evoluzione e che a breve potrebbero essere già superate. Questo non è più possibile. Anche da noi deve esistere il diritto di avere una buona Sanità e che dovrà consentire ad ognuno di avere le stesse cure che si possono avere in altre parti d’Italia. E’ inaccettabile che la Calabria sia sempre il fanalino di coda e non ho mancato di dirlo al presidente della Regione al quale ho parlato del nuovo Ospedale di Cosenza. Abbiamo indicato la localizzazione per accelerare i tempi.
Ho detto nel mio programma che Vaglio Lise era l’area migliore e baricentrica, anche perché l’Ospedale Hub non deve servire Cosenza, né l’area urbana, ma tutta la provincia. Questo è un settore nel quale non possiamo più commettere gli errori del passato. Dobbiamo pretendere di avere qui il massimo della tecnologia. Il nuovo Hub deve essere punto di riferimento di qualità anche per la ricerca e dobbiamo costringere anche la nostra Regione ad investire nella ricerca. Nel nuovo presidio ospedaliero Hub regionale – ha aggiunto Franz Caruso – è prevista l’ala della ricerca che deve essere assegnata all’Unical e all’INRCA. Sono venuti i dirigenti nazionali di INRCA quando hanno saputo che stavamo pensando all’area di Vaglio Lise per la localizzazione del nuovo ospedale. Stavano investendo per ristrutturare la vecchia sede di contrada Muoio, ma si sono bloccati, in attesa di spostare tutta la loro ricerca nell’area di Vaglio Lise. L’INRCA di Cosenza è molto avanti nella robotica riabilitativa. Abbiamo un presidio importantissimo di ricerca e sviluppo tecnologico su cui occorrerà investire. Anche il presidio dell’Annunziata non sarà mai abbandonato, perché potrà ospitare i malati oncologici, i piccoli interventi, ed è lì che dovremo creare il centro virologico regionale. Sono per qualificare la nostra sanità e per dare dignità al malato perché gli ospedali sono luoghi di sofferenza. Dobbiamo essere capaci di coniugare la qualità della cura e della ricerca con l’assistenza umana”.
Sul ritorno dei contagi il sindaco Franz Caruso ha, infine, espresso preoccupazione. “Ho diffuso un messaggio accorato affinché venga utilizzata la mascherina e per evitare gli assembramenti. Il problema c’è ed è importante. Infatti continuo a firmare migliaia di ordinanze di quarantena domiciliare a settimana. Come Comune faremo la nostra parte per invitare i cittadini a vaccinarsi. Faremo dei vax days insieme all’Asp. Sappiamo, infatti, che il vaccino non ha debellato il virus ma ha salvato tante vite e noi dobbiamo andare in quella direzione”. La riunione del tavolo tecnico era stata introdotta dall’assessore Maria Teresa De Marco che ha richiamato il lavoro di squadra e la sinergia con tutti gli attori presenti: “è quello che ci permette di raggiungere gli obiettivi”. Poi ha messo in luce alcune criticità. “Molte delle richieste che avevamo formulato in precedenza sono state disattese. Richieste – ha aggiunto – che oggi attraverso il nuovo management e i nuovi commissari di Azienda ospedaliera e Asp dobbiamo reiterare e portare all’attenzione del presidente della Regione”. Tra le proposte avanzate da De Marco figura quella di ripensare l’ospedale come un’area chirurgica multidisciplinare nella quale inglobare la chirurgia generale, la ginecologia, l’urologia, con l’elaborazione di un modello organizzativo che preveda anche altre due aree da destinare alle patologie cerebro cardiovascolari e l’area di ortopedia.
De Marco ha sollevato anche la questione dei pazienti positivi al Covid che stanno soli a casa suggerendo di collocarli in una struttura ad hoc. L’assessore ha ribadito l’organizzazione nelle prossime settimane di alcuni vax days, sull’esempio di quanto già avvenuto durante le altre fasi dell’emergenza pandemica, sempre in accordo con l’ASP. Tra le altre criticità De Marco ha elencato anche l’assistenza domiciliare per l’impossibilità di effettuare esami diagnostici con apparecchiature da portare all’esterno.
La situazione critica che vive il presidio ospedaliero dell’Annunziata è stata al centro dell’intervento del commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera Gianfranco Filippelli che ha parlato di “degrado totale dal punto di vista gestionale ed organizzativo, il che finisce per tradursi – ha detto – nel blocco delle attività. Il nostro viene indicato nei numeri come ultimo ospedale della Calabria in termini di produttività. Mi voglio illudere che i dati che hanno in Regione non siano corretti e che siano rivalutati. Ma le falle ci sono. L’area medica con gli accorpamenti – ha aggiunto Filippelli – è distrutta, con una riduzione drastica dei posti letto. Cosenza dispone di una sessantina di posti e questo si riflette negativamente sull’attività del pronto soccorso che è non solo un imbuto di per sé, ma, se non ci sono i reparti che poi vanno a ricoverare i casi più importanti, è ovvio che queste persone giacciono al pronto soccorso. Non mi ritengo uno scienziato, sono un primario medico, ho un senso pratico della medicina, però sono di Cosenza, ci metto la faccia, vorrei fare bella figura”. Il commissario straordinario ha anche ricordato di aver stilato una lista di tecnologia pesante della quale l’Hub dell’Annunziata deve dotarsi. Per Filippelli un ospedale come Cosenza ha bisogno di acquistare Tac e risonanze nuove. “Solo così si potrà pensare di abbattere le liste di attesa o l’emigrazione sanitaria”. Altre criticità sono state evidenziate nell’area chirurgica: ogni reparto ha cinque o sei letti a testa. Che produzione in realtà si può fare? – si è chiesto Filippelli. Dobbiamo limitare a tutti i costi l’afflusso indiscriminato al pronto soccorso. La situazione dell’Ospedale è molto critica, ma, nonostante tutto, stiamo cercando di mettere in moto meccanismi molto veloci.
Abbiamo riaperto con l’ASP, in tempo reale, due reparti che erano chiusi, richiamando in servizio il personale. Dobbiamo capire una volta per tutte che con la pandemia dobbiamo ancora convivere per molto tempo. E deve diventare un discorso ordinario. Da 10 giorni malattie infettive e pneumologia sono full. Non abbiamo un posto letto libero. Per far fronte alla valanga di persone che arriva in pronto soccorso abbiamo dovuto istituire anche una task force di internisti”. Infine, Filippelli ha messo in luce la comunione d’intenti totale tra Azienda Ospedaliera e Azienda sanitaria. Circostanza questa confermata anche dal direttore sanitario dell’Asp, Martino Rizzo, che ha nel suo intervento preso le mosse dalla situazione del 118. “A fronte di 158 professionisti, sono 70 i medici disponibili, meno della metà dunque, con il risultato che le ambulanze al 70% viaggiano senza medico a bordo. Bisogna lavorare per obiettivi – ha sottolineato Rizzo – e gli obiettivi di un’azienda sanitaria sono sostanzialmente i pronto soccorso e l’emergenza urgenza (il 118). Il resto si potrà leggermente procrastinare a quando finirà questa pandemia-epidemia. Stiamo mettendo mano, insieme all’Azienda Ospedaliera, al deficit che si registra in ospedale, con riferimento alla definizione dei percorsi diagnostico-terapeutici. Stiamo creando delle reti che serviranno a snellire il lavoro.
Il problema a Cosenza – ha rimarcato Martino Rizzo – resta il pronto soccorso, perché lì non accedono solo quelli che vengono dalle altre strutture ospedaliere, ma anche la popolazione di Cosenza che, non avendo risposte dal territorio, intasa il pronto soccorso con codici che non dovrebbero arrivarvi. Una soluzione potrebbero essere le case di comunità che vanno però riempite di contenuti”. Con riferimento alla diffusione del virus, il direttore sanitario dell’Asp ha aggiunto che “è molto più trasmissibile di quello precedente, anche se meno aggressivo. Se oggi abbiamo 13 mila casi in due settimane, è chiaro che l’1% se ne va in ospedale e questo significa che si arriva a 123 pazienti, intasando le strutture ospedaliere ed impedendo la ripresa delle attività. Abbiamo elaborato – ha proseguito – un Piano pandemico con un certo numero di medici e infermieri, insieme ai posti letto e alle riconversioni”. Quindi ha annunciato la predisposizione di un bando per i medici, prevedendo di colmare il minimo delle carenze attraverso il reclutamento di anestesisti, pediatri, psichiatri. “Mancano le professioni essenziali per mandare avanti l’Ospedale. Pertanto ben venga se ci fosse una struttura ospedaliera unica separata dal territorio perché potrebbe migliorare l’organizzazione. Noi ce la stiamo mettendo tutta”.
Sta lavorando come componente ad un tavolo regionale sulle tematiche sanitarie il presidente dell’Ordine degli Infermieri, Fausto Sposato. “All’azienda ospedaliera di Cosenza si è già partiti – ha detto nel suo intervento – con la formazione per i percorsi fast track, cioè gli accessi veloci in pronto soccorso che dovrebbero eliminare le attese e gli accessi cosìddetti inappropriati”. Quindi ha dedicato attenzione all’elisoccorso: “abbiamo 5 postazioni di elisoccorso in Calabria, con una media di 0,47% per uscita al giorno. Delle due l’una: – si è chiesto Sposato – o l’elisoccorso non viene opportunamente utilizzato oppure queste 5 postazioni sono troppe”.
Apprezzamento per il tavolo di concertazione è stato espresso da Sergio Filippo, in rappresentanza dell’Ordine dei medici. “Il tavolo – ha detto – sta sviscerando tanti problemi che riguardano nodi cruciali della nostra sanità”. Quindi ha ricordato le diverse fasi che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’epidemia. “La nuova ondata – ha rimarcato il dottor Filippo – ci ha messo ulteriormente in difficoltà facendoci trovare impreparati. Lo sforzo che è stato compiuto dagli operatori della sanità è stato encomiabile. Abbiamo fronteggiato un’emergenza che nessuno poteva immaginare”. Filippo ha poi ricordato anche la campagna vaccinale, quasi di massa, svolta con l’impegno di tutti, dalle Usca, ai medici di medicina generale, all’esercito, e la riconversione, negli ospedali, dei posti di degenza ordinaria in posti dedicati alla degenza per pazienti covid. “Ora – ha detto il rappresentante dell’Ordine dei medici – dobbiamo metterci impegno e dire che questo nervo scoperto ha messo in evidenza che dobbiamo investire nella sanità. La politica deve intervenire attraverso la costruzione di una rete ospedaliera che sia efficiente”. E il dottor Filippo ha anche evidenziato la necessità di assumere medici “che non possono essere a tempo definito”.
E sulla pandemia: “attualmente in Ospedale ci sono 124 pazienti in reparti di degenza ordinaria, 3 in terapia intensiva, cui vanno aggiunti i 40 mila pazienti in isolamento. L’80% dei pazienti presenta il contagio da Omicron 5, una variante sì meno aggressiva, ma molto contagiosa e non possiamo dire che è esente da rischi nei pazienti cosìddetti fragili. C’è necessità che l’Ordine dei medici sensibilizzi tutte le istituzioni ed anche il Governatore perché dobbiamo affrontare il problema in modo serio”. Chi ha sollevato un problema prevalentemente tecnico e antropologico è stato Renzo Bonofiglio, componente del direttivo dell’Asit. Parole forti quelle adoperate da Bonofiglio che ha parlato di “disastro antropologico del nostro ospedale e di bruttezza dell’animo che si è generata al suo interno, dove la conflittualità la fa da padrona e questo mette a repentaglio la sicurezza dei pazienti, la credibilità dello stesso ospedale e la pazienza delle persone. Un nodo estremamente cruciale su cui è difficile mettere le mani. In queste condizioni – ha aggiunto Renzo Bonofiglio – il cittadino è inaffezionabile ad una struttura del genere, perché è una struttura non accogliente, ma respingente”. Bonofiglio ha poi dedicato attenzione al terzo settore “fondamentale ai fini dell’accoglienza e della comunicazione” ed ha suggerito, sull’esempio di quanto avviene in alcuni ospedali del Nord, di istituire dei punti di accoglienza che siano in grado di accompagnare il paziente attraverso una serie di informazioni che facilitano i percorsi. Quindi è tornato sulla sua proposta di istituire un dipartimento anomalo, quello della cittadinanza attiva, all’interno della struttura ospedaliera, gestito direttamente dai cittadini, anche e soprattutto per effettuare attività di monitoraggio”. Ha concluso poi il suo intervento parlando della pandemia “che ci ha insegnato che anche l’Ospedale deve diventare una struttura flessibile, rimodulabile e soprattutto connesso. La pandemia – ha aggiunto – è un elemento di acuzia, però attenzione perché noi abbiamo costruito i nostri ospedali cercando di dare risposte all’acuzia, mentre sappiamo che costituisce il 30% delle patologie. Invece, il 70% è cronicità che si riacutizza. Non ci possiamo permettere il lusso di pensare ad un ospedale solo per acuzie. Questo sarebbe un errore madornale”.
Raccogliendo poi l’appello del commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera Flippelli volto all’umanizzazione dell’Ospedale ai fini della creazione, nell’ambito del pronto soccorso, di un punto di accoglienza gestito dal terzo settore che funga da filtro tra le istanze del paziente, del medico e dei parenti, la vice Presidente del CSV Rachele Celebre ha dato ampia disponibilità, a patto però di dare un contributo fattivo e non di assistere, come è accaduto in passato, alla nascita di un Comitato consultivo misto rimasto lettera morta. Disponibilità all’Azienda Ospedaliera è venuta anche da parte di Benito Rocca del Forum Terzo Settore, “purché – ha detto – vengano privilegiate le capacità e la professionalità delle associazioni. Bisogna passare dalle parole ai fatti. Siamo disponibili ad assumerci le nostre responsabilità e a fornire il nostro supporto. L’accoglienza è una cosa seria”.
Fonte: Comune di Cosenza