Storie di migranti. Belsito sperimenta con successo il sistema Sprar

“E SE PRIMA la Comunità era preoccupata che arrivassero, adesso si preoccupa per quando vanno via”. Sono le parole del sindaco di Belsito, Antonio Basile. Il riferimento è alle persone accolte nel Centro Sprar/Siproimi del piccolo Comune in provincia di Cosenza che rappresenta e che è anche il titolare del progetto. Il Comune di Belsito, infatti, dal 2016 è entrato a far parte del sistema Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) ora Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati), attivo in Italia dal 2001 e costituito da una rete di enti locali che, con il prezioso contributo delle realtà del Terzo Settore, realizzano interventi di accoglienza per le persone che fuggono dai Paesi d’origine a causa di situazioni di guerra e violenza e per il fondato timore di subire persecuzioni personali o danni gravi e a cui viene riconosciuta nel nostro Paese la Protezione Internazionale (status di rifugiato o protezione sussidiaria). Già dal nome dato al progetto “Il filo dell’accoglienza si è voluto sottolineare la territorialità: i progetti Siproimi, infatti, se da un lato aderiscono e accedono a un Sistema e a un Fondo nazionale, dall’altro si concretizzano nei singoli territori e sono ideati e attuati a livello locale, con la diretta partecipazione degli attori presenti sul territorio. Il filo, con cui si è voluta richiamare la tradizione della lavorazione della seta, tipica per secoli del piccolo Comune del cosentino, e l’accoglienza conseguente alla lavorazione che ha determinato l’incontro e lo scambio tra popoli e culture, sono infatti propri del Comune di Belsito, che per l’attuazione del progetto si avvale della Cooperativa Sociale Atlante. Il progetto territoriale del Comune di Belsito può accogliere 25 persone, uomini singoli e nuclei familiari, titolari di Protezione Internazionale, con l’obiettivo di garantire loro misure di assistenza e favorirne un percorso di ri-conquista dell’autonomia. Dal 2016 ad oggi il progetto del Comune di Belsito ha accolto complessivamente 35 persone, di cui cinque uomini singoli e il resto nuclei familiari, provenienti principalmente dall’Asia occidentale e dall’Africa. Da Stati come  il Kurdistan iracheno, la Nigeria, l’Eritrea, Stati che da secoli subiscono deportazioni di massa, bombardamenti di e attacchi con armi chimiche, attentati terroristici, persecuzioni per motivi religiosi, devastazione dei territori dovuto a uno sfruttamento indiscriminato delle risorse, tra cui petrolio, gas e minerali preziosi. Quella proposta dal sistema Siproimi e dai progetti che ne fanno parte è un’accoglienza “integrata”: non ci si limita agli interventi materiali di base, quale la predisposizione di vitto e alloggio, ma accanto a questi sono garantiti servizi in grado di favorire l’acquisizione di strumenti per l’autonomia da parte dei beneficiari, supportandoli nel processo di (ri)costituzione delle capacità di scelta e di progettazione e (ri)acquisizione della percezione del loro valore, delle loro potenzialità e opportunità. In estrema sintesi, il periodo di permanenza dei beneficiari nei progetti di accoglienza, che è ovviamente soggetto a limiti temporali, non deve ridursi alla mera accoglienza materiale, con la sola soddisfazione di bisogni primari come il vitto, l’alloggio, ma deve essere finalizzato all’acquisizione di tutti quegli strumenti che consentano loro di restare nel territorio di riferimento dell’intervento progettuale o di insediarsi in altri contesti provvedendo in maniera autonoma ai propri bisogni.

Fonte: Calabria che Accoglie 2.0

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