Riaperto al culto il Santuario diocesano di Santa Liberata. L’arcivescovo benedice il nuovo altare
“ABBIAMO scelto di elevare questa Chiesa a Santuario per dare un esempio di fermezza e di coerenza. Non possiamo vivere nella superficialità”. Monsignor Francesco Nolè era particolarmente legato al Santuario di Santa Liberata e alla Comunità di Santo Stefano di Rogliano. “La vita – spiegava nell’estate di tre anni fa – non ci è stata donata come qualcosa che si trova per strada. Il Santuario deve servire a questa riflessione: la mia vita dove sta andando? Santa Liberata è stata capace di dire no. Non ha tradito la sua fede, non ha tradito il Signore a costo della vita. Il Santuario deve spingerci a guardare lontano, ad essere persone nuove. Occorre ritornare alla mentalità che rispetti la persona, che rispetti l’ambiente, lontana da interessi materiali”.
A distanza di tempo, nell’ambito del programma redatto in occasione della riapertura al culto della chiesa dedicata alla martire vissuta (secondo la tradizione) nel 122 d.C., il presule è stato ricordato nel corso della funzione religiosa che ha aperto le iniziative in calendario. Era stato proprio Nolè ad elevare il luogo, già sede Giubilare nell’Anno Santo del 2000, alla dignità di Santuario Diocesano. L’evento ha previsto momenti di preghiera, una fiaccolata per il trasferimento della statua di Santa Liberata, una serata di animazione e il convegno sulla storia, sul ruolo spirituale e sul valore artistico del Santuario a cui hanno partecipato (e sono intervenuti) il parroco don Francesco Spadafora, il sindaco Lucia Nicoletti, l’assessore comunale Giovanni Benincasa, il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, Pierluigi Caputo, il sindaco di Cosenza Franz Caruso e il presidente dell’Associazione Stefanos, Renzo Perri.
Quest’ultimo ha proposto un excursus circa l’evoluzione architettonica dell’edificio religioso: da cappella di campagna (sec. XVI°) sorta al crocevia di due mulattiere sulla sommità del monte Tirone all’aspetto attuale del 1904 caratterizzato da una struttura a pianta basilicale trinavata con interni barocchi e facciata in pietra calcarenitica. Sono seguite le relazioni dell’architetto Francesco Arabia sui lavori di adeguamento liturgico del presbiterio, e dell’ingegnere Anselmo Filice sull’intervento di consolidamento e restauro. Arabia ha annunciato la realizzazione del portone in bronzo di cui è stato creato già il bozzetto. La terza ed ultima parte dell’incontro ha rivestito carattere teologico-spirituale. Don Luca Perri, vicario episcopale per la Liturgia, si è soffermato su aspetti tipicamente pastorali e simbolici: “il Cristo risorto è il vero Santuario, il luogo d’incontro con Dio. Ma è anche – ha detto – lo spazio del silenzio e della preghiera. Il simbolo della presenza di Cristo all’interno della storia dell’umanità”. Infine, don Enzo Gabrieli ha parlato di dono e segno del martirio nella storia della Chiesa.
“Il martirio è dono per la Chiesa. I Santi sono esempi in funzione del Vangelo. Sono uomini e donne che hanno fatto entrare il Vangelo nella loro vita imitando Gesù”. Il vicario episcopale per la Cultura ha sottolineato il valore del Santuario non solo dal punto di vista del culto ma anche dal punto di vista culturale. Riferendosi alla figura di Santa Liberata ha affermato infatti che il Santuario rappresenta “un faro luminoso” che custodisce la testimonianza di una donna sulla quale è stata usata violenza per la sua bellezza interiore ed esteriore. Dunque, la santità femminile come modello per le nuove generazioni. All’evento (allietato da intermezzi musicali e canori a cura di Luigi Vizza e Angelica Perri) hanno partecipato, tra gli altri, sindaci delle Comunità del Savuto e della Pre Sila Cosentina, rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, altri esponenti delle istituzioni e dell’associazionismo. In occasione del 25 aprile, festa di San Marco Evangelista, l’arcivescovo di Cosenza, mons. Giovanni Checchinato, ha tagliato il nastro e benedetto il nuovo ambone e la nuova sede presbiterale.
(Gaspare Stumpo)
Fonte: Parola di Vita – Le foto sono di Fabio Elia