Giorno della Memoria. Fondazione Mancini ricorda Vittoria Nenni: “fu martire per la libertà”
E’ STATO difficile trattenere un moto di commozione per quanti hanno partecipato all’iniziativa in ricordo di Vittoria Nenni organizzata dalla Fondazione Giacomo Mancini in occasione del Giorno della Memoria, è scritto in una nota diffusa dalla Fondazione. Al termine del testo (redatto prendendo spunto dal pregevole lavoro di Antonio Tedesco, studioso di storia del movimento socialista e direttore scientifico della Fondazione Nenni) letto e magistralmente interpretato da Ersilia Pietramala e musicato da Eugenio Bonofiglio, che ha narrato la vita tragica ed eroica di Vivà, morta nel campo di concentramento di Auschwitz, gli occhi di tutti erano lucidi. «Per rendere omaggio nel Giorno della Memoria al martirio dei socialisti sulla via della lotta per la libertà e per la democrazia contro la tirannide, abbiamo voluto ricordare e onorare la figura di Vittoria Nenni. Nella sua breve vita sono ben evidenti i tre elementi che, secondo i drammaturghi dell’antica Grecia, erano indispensabili per rappresentare una tragedia: l’amore, il dolore e la morte – così Giacomo Mancini, introducendo l’evento. Vivà, cosi era chiamata, terza figlia – dopo Giuliana ed Eva e prima di Luciana – delle quattro figlie di Pietro Nenni, nacque ad Ancona, ma cresce in Francia dove il padre fu esule per sfuggire alle persecuzioni fasciste. A Parigi conobbe e sposò Henry Daubeuf, partigiano, animatore della Resistenza al nazismo. L’amore per il compagno di vita e di ideali la portò ad intensificare il proprio impegno contro gli invasori nazisti. Nel 1942, venne arrestata, insieme al marito, dalla Gestapo. Henry viene fucilato. Vivà venne imprigionata nel campo di concentramento di Auschwitz. Li morì a soli 28 anni il 15 luglio del 19343. Alle compagne di prigionia lascia detto: «dite a mio padre che non ho perso coraggio mai e che non rimpiango nulla». Le fonti di ogni ricerca su Vittoria Nenni sono i diari di Pietro Nenni, che regalano pagine intese del suo incontro con le compagnie di prigionia e di enorme commozione, che riferiscono del diffuso cordoglio alla notizia della sua morte. Il leader socialista, nel suo studiolo di Roma, insieme ad un ritratto ad olio della moglie, conservava le fotografie di Vittoria. Ma non foto normali, di un giorno felice, come notò la grande scrittrice fiorentina, Oriana Fallaci, durante una celebre intervista. Ma fotografie scattate al suo ingresso ad Auschwitz con il grembiule a righe dei detenuti, il numero in basso. Una di faccia, una di profilo. Da queste foto, in anni successivi, il maestro Renato Guttuso trasse ispirazione per dipingere una tessera di quello che fu il glorioso partito socialista. «Giacomo Mancini, all’inizio del suo impegno politico, ebbe un fervido rapporto con Pietro Nenni – così, in conclusione dell’evento e dopo diversi interventi dei partecipanti, Pietro Mancini, presidente della Fondazione – e più volte gli confidò di quanto fosse vivo in lui il ricordo della figlia. Ricordando la sua figura nel Giorno della Memoria per tutte le vittime dell’Olocausto, la Fondazione ha inteso omaggiare tutti i martiri socialisti caduti per la libertà ».
Fonte: Fondazione Giacomo Mancini (Cosenza)