Parenti, la “rotta della speranza” di Amina e della sua giovane famiglia

Amina, 42 anni, tunisina, un marito e due figli. Era fra le 34 persone che una sera di febbraio di un anno fa è salita su un barcone assieme ai suoi cari per attraversare il mare, di notte, fino a Lampedusa. Ha lasciato la sua casa, si è allontanata definitivamente dalla mamma, dal papà, dai fratelli e dai nipoti per trovare “finalmente” serenità  e per dare un futuro ai suoi figli. Prima di partire, decisione difficile, guardando all’orizzonte, all’Italia, ha venduto tutto:  la macchina, un appezzamento di terreno, le api, quelle poche cose che rappresentavano la sua ricchezza nella terra natia. Una vendita resasi necessaria per racimolare i soldi necessari per l’acquisto di quattro biglietti “illegali”. Racconta di essere fuggita perché la vita nel suo Paese era divenuta difficile. Il marito, ingegnere in una società di distribuzione del gas, sindacalista, pronto a difendere indistintamente i lavoratori, ha trovato dinanzi a lui difficoltà e pressioni insostenibili. Amina ha pensato ai figli, al futuro, alla loro istruzione. Se chiude gli occhi e riflette su quella notte perde il respiro e non trova le parole per la paura. Su un foglio scritto a mano, Ataa, il figlio, racconta le ventitré ore di traversata: “mi chiamo Ataa, ho 13 anni, ho vissuto la mia vita in Tunisia.  Mio padre lavorava sempre per sostenere la nostra famiglia di quattro persone: lui, mia mamma, io e mia sorella. Ma un giorno i miei genitori decisero di emigrare per ragioni che non conosco, così salpammo per l’Italia. Siamo usciti in una notte buia, avevo tanta paura, faceva freddo e c’era silenzio sul barcone”. Lampedusa, poi Carolei, fino a trovare pace e sollievo a Parenti. Qui Amina sorride, porta i bambini a scuola, saluta e conversa con i vicini, fa le faccende di casa, mentre il marito lavora part-time. Fanno parte di un progetto Sai. Nel piccolo Comune del Savuto hanno trovato serenità. Amina sei felice? “Ora sì”, risponde con voce calma. Una voce diversa da quella del suo racconto, di quei pochi minuti che ci hanno visti dialogare su un argomento terrificante riguardante un passato che vorrebbe gettare nel profondo di quel mare che l’ha portata fino a qui a ricostruirsi una vita. Fino a Parenti, in mezzo a gente fantastica che l’ha accolta com’è giusto che sia, considerandola una persona di famiglia. Dimenticavo, Amina è oggi una rappresentante dei  genitori, a scuola, nella classe di un figlio. Questa è accoglienza.

(Massimiliano Crimi)

Fonte: Parola di Vita

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