La missione ardorina in Canada. Nella Comunità di Woodbridge emigrati di Rogliano e del Savuto
di Fabio MANDATO *
IL PADRE ardorino Luis Efren guida la Comunità calabrese nel nord di Toronto, a Woodbridge. Lo abbiamo sentito per poter raccontare il Natale dei nostri emigrati in una tempo così particolare.
–Dove si svolge la missione?
Siamo in un’area quasi al 100% italiana a 30 minuti dal centro di Toronto. Ci sono sette parrocchie, dove celebriamo almeno una Messa in italiano.
–Chi sono gli italiani che abitano la zona?
Assistiamo la prima generazione di migranti degli anni ‘50 e ‘60 che si sono stabiliti qui. Sono ancora una Comunità.
–Quanti calabresi ci sono?
Ci sono tantissimi calabresi, ad esempio di Piano Lago, Rogliano e Montalto. Quasi ogni paese ha il suo club grazie al quale cercano di mantenere la tradizione e la devozione al santo locale. Forte, ad esempio, la devozione per San Francesco di Paola, soprattutto da parte di calabresi e siciliani.
–Come è stato vissuto questo periodo?
Essendo per la maggior parte anziani, sono persone vulnerabili. In questo periodo di emergenza, in molti non sono usciti di casa; alcuni, che erano soli, sono stati trasferiti in ville per anziani; altri ancora sono stati colpiti dal virus. Mi permetta di dire che per loro vivere la fede anche nelle parrocchie è l’elemento fondamentale della loro vita, ciò che li tiene uniti.
–Come avete organizzato la pastorale in questo periodo?
Da fine febbraio fino a giugno siamo stati chiusi e abbiamo dovuto imparare la tecnologia per la trasmissione in diretta delle celebrazioni, nonché delle preghiere, delle devozioni e delle novene. Da giugno a novembre abbiamo potuto accogliere in chiesa fino al 30% della capienza e la più presente era proprio la comunità italiana. Nonostante la paura del virus in giro, i nostri fedeli vivono la fede come un valore fondamentale per loro. Con la loro vita di fede danno una testimonianza di luce e di speranza anche alle giovani generazioni. Sono loro che ispirano a noi sacerdoti per realizzare cose nuove.
–Parlano ancora in dialetto?
Sì, parlano ancora il dialetto, direi che si mangia anche in dialetto, nel senso che le tradizioni e i dolci tipici si continuano a cucinare ancora. Pensi che per l’Immacolata la preghiera è stata guidata una ragazza di 12 anni mai stata in Italia, a dimostrazione di una continua trasmissione della fede e della cultura italiani.
–In cosa consiste la missione ardorina nella sua terra di missione?
Lo specifico nostro i contadini e i giovani. Quando i calabresi arrivarono qui erano piuttosto contadini. Noi continuiamo a vivere il nostro carisma di assistere queste persone che provengono dalle tradizioni contadine e si identificano in queste. In realtà non siamo qui solo per gli italiani, perché la nostra pastorale si allarga anche ai lavoratori stagionali messicani. Questo ci ha insegnato il nostro fondatore don Gaetano Mauro.
*pubblicista
Fonte: Parola di Vita