Due sacerdoti calabresi consegnano al Papa un frammento del barcone di Cutro
I CALABRESI sono accoglienti, il desiderio di spalancare le porte a chi arriva nella disperazione questa volta è segnato dal dolore di una tragedia che ogni giorno vede aggiornato il numero delle vittime. Un bollettino di morte quello che stanno riportando i media e i giornali, in costante aggiornamento. E ancora una quarantina di naufraghi mancano all’appello. «Non li abbiamo potuti accogliere come siamo abituati a fare, come avremmo voluto: il frammento di legno, che oggi abbiamo donato al Papa, è una piccola parte dell’imbarcazione che dieci giorni fa, a pochi metri dalla spiaggia di Cutro, ha urtato contro una secca, scaraventando in mare quasi duecento persone». Così due sacerdoti della diocesi di Crotone hanno ricordato e presentato a Papa Francesco, durante l’udienza generale, le 73 vittime accertate dopo il naufragio a Steccato di Cutro.
Don Mirco Pollinzi e don Francesco Gentile, della parrocchia di Isola Capo Rizzuto, alla sede petrina con il cuore carico di questa triste esperienza e allora hanno raccolto una “reliquia” restituita dal mare per un dolore che stanno portando dentro insieme a tanti italiani e agli 80 profughi rimasti in vita.
All’Osservatore Romano i due sacerdoti hanno dichiarato di aver consegnato anche una lettera al pontefice chiedendogli “di restare unito con noi con la preghiera, e che il mare restituisca i corpi dei dispersi così che abbiano una degna sepoltura e i parenti abbiano un posto dove “cercare” conforto e vicinanza con chi non c’è più”.
Quelle che ha negli occhi sono immagini terribili, dal naufragio ai corpi sulla spiaggia, alle bare, alle lacrime di quanti sono rimasti in vita, alle lacrime dei riconoscimenti dei corpi. I calabresi hanno risposto con una luminosa testimonianza di fede ha detto il sacerdote e la via Crucis con oltre cinquemila persone, i forti momenti di preghiera ne sono stati la prova più concreta. (E.G.)
Fonte: Parola di Vita