Alessandro Cosentini ne “Il paradiso delle signore”. L’attore cosentino del soap opera su Rai Uno si racconta
POTREBBE sembrare un banale gioco di parole, ma la realtà va ben oltre; il cosentino Alessandro Cosentini (nella foto), classe 1986, è membro del cast del serial Rai Uno “Il paradiso delle signore”. In onda ogni pomeriggio sulla televisione generalista di Stato e inserita nella fascia “daytime” del palinsesto, in questo “continuous serial” declinato in soap opera Cosentini interpreta il facoltoso Cosimo Bergamini; uomo dalle forti componenti ironiche, oltre ad una forte sicurezza di sé. Questo però non è il primo ruolo di successo che Alessandro ha interpretato, l’esordio infatti nel ruolo di Vincent Saint German, nel serial di Canale 5 “CentoVetrine”. Altri i progetti televisivi in cui Alessandro si è cimentato: “Che Dio ci aiuti 4”, “Task Force 45: fuoco amico”, “Assolo”. Prende ancora parte al film “Rocco Chinnici – È così lieve il tuo bacio sulla fronte”, questo diretto da Michele Soavi; con Sergio Castellitto e Cristiana Dell’Anna. Oltre a diversi progetti in ambito teatrali e festivalieri, Cosentini è impegnato in iniziative musicali. Trasmessa dal dicembre 2015 e giunta alla sua quarta stagione, “Il paradiso delle signore” sta conoscendo ratings e indici di ascolto non indifferenti, se si considera che questi toccano, guardando i dati Auditel, quota 2.789.000 telespettatori collegati; corrispondenti ad una percentuale di share del 15,5%.
–Da dove nasce la passione per la recitazione? Sono sempre stato un fanatico del cinema americano. Fin da ragazzino mi sono nutrito di film interpretati da attori come Jim Carrey, Eddie Murphy, Mel Gibson, Robert De Niro, Al Pacino, Kevin Spacey, Jack Nicholson e tanti altri. Imitavo Jim Carrey alla perfezione per far ridere i miei parenti e amici. La recitazione degli attori americani riusciva a catturare totalmente la mia attenzione e ha contribuito profondamente, insieme all’ascolto della musica, all’elaborazione delle mie emozioni. L’entusiasmo che provavo nel rivedere per la decima volta lo stesso film era simile a quello che avevo da bambino quando pensavo che dopo il pranzo sarei scappato a giocare a pallone sotto casa con gli amici, ovviamente prima di aver fatto i compiti per la scuola. Un amore viscerale che col tempo mi ha portato spontaneamente a incuriosirmi e a esaltarmi verso la scelta dello studio della recitazione.
–Quali sono stati i suoi esordi? Il mio esordio come attore avvenne durante il terzo e ultimo anno dell’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio d’Amico”. Insieme ad alcuni compagni di classe, portammo in scena “Don Giovanni o il convitato di pietra” di Moliere all’interno della quarta edizione del “Premio Attilio Corsini”, una rassegna teatrale di giovani talenti presso il Teatro Vittoria a Roma. Interpretavo il contadino Pierotto recitando in dialetto cosentino a fianco di una mia cara amica e allora compagna di classe che a sua volta recitava in dialetto velletrano il personaggio della contadina Carlotta. L’intesa che nacque tra di noi fu magica e indimenticabile, anche grazie al sapiente lavoro del nostro regista e alla scrittura del grande Moliere. Fu un esordio esilarante. Il teatro venne giù per le risate del pubblico. Non vincemmo il premio ma fu comunque un successo. Da lì capii che la recitazione poteva diventare la mia vita.
–Come si è successivamente articolato il suo percorso professionale? Dopo aver finito l’accademia, ho avuto la fortuna di iniziare quasi subito a lavorare per la televisione nella soap opera “CentoVetrine”, la mia prima vera esperienza lavorativa da professionista. Con questo lavoro iniziai a capire meglio come dovevo comportarmi di fronte alla macchina da presa, come gestire diversamente la tecnica e le emozioni rispetto al palcoscenico. Iniziai ad accorgermi sulla mia pelle di tutti quei dettagli che mi tenevano incollato allo schermo quando seguivo i miei attori preferiti. Stavo scoprendo gli elementi della recitazione cinematografica. Di fronte non avevo più un pubblico ma un obbiettivo, un occhio che mi osservava ogni giorno durante i sei mesi di riprese e che mi mostrava implacabilmente tutte le imperfezioni e i limiti che mi portavo dietro dal teatro e che contrastavano con questo nuovo linguaggio. Ero giovane e ancora molto insicuro, ma mi si aprii un altro mondo davanti, quello stesso mondo, quello stesso linguaggio artistico che mi aveva rapito fin da piccolo. Era esattamente quello che desideravo. Ce l’avevo fatta! Dopo CentoVetrine il mio percorso professionale si è articolato prevalentemente all’interno di produzioni televisive. Parallelamente mi sono sempre ritagliato dei momenti per continuare la pratica teatrale che condivido ancora oggi con la mia ragazza, anche lei attrice, e con pochi colleghi con cui desidero lavorare e crescere.
“Il paradiso delle signore” coinvolge più di 2 milioni di telespettatori. Ci parli della sua esperienza nel serial e in Rai. Prima del Paradiso delle Signore, ho avuto il piacere e la grande fortuna di ritrovarmi sui set di Rai Fiction con Elena Sofia Ricci per la serie “Che Dio ci aiuti 4” e con Sergio Castellitto per il film TV “Rocco Chinnici – È così lieve il tuo bacio sulla fronte”. Entrambe le esperienze sono state molto belle e importanti. Nonostante i ritmi molto serrati dentro i quali ti ritrovi immerso durante le riprese di fiction televisive, sono riuscito a innamorarmi di Elena Sofia Ricci già dopo qualche sguardo. Nonostante le poche scene da girare, mi ha accolto come una madre facendomi respirare con complicità tutto il suo amore per questo lavoro. È riuscita ad elevare ai miei occhi il senso e la profondità di tutto quello che succedeva sul set. Tra favola e poesia. Spero di poter lavorare di nuovo al suo fianco un giorno. È stato particolarmente emozionante prendere parte al cast del film “Rocco Chinnici – È così lieve il tuo bacio sulla fronte” diretto da Michele Soavi. Noi attori e l’intera troupe abbiamo anche avuto il privilegio di conoscere la famiglia del magistrato durante le riprese. Ho girato una scena all’interno del Palazzo di Giustizia di Palermo. Grazie anche alla profondità e alla finalità di quello che stavamo facendo, si è instaurata una bella amicizia e un grande ascolto fra tutti gli attori del cast. E poi vedere lavorare Sergio Castellitto e girare una scena insieme a lui è stato molto stimolante. Il Paradiso delle Signore, a livello professionale, si sta rivelando sempre di più una gran bella occasione per mettere a frutto quella poca, ma significativa, esperienza che mi porto sulle spalle. Calarmi negli anni 60’, il periodo storico in cui si svolge il racconto della soap opera, mi ha dato modo di sperimentare e osare molto nella recitazione all’interno dei limiti che impone la ricostruzione storica. Sicuramente è il lavoro più maturo e divertente che io abbia fatto fino ad ora e mi sta dando molte soddisfazioni. Ho trovato anche un bel clima di lavoro, nonostante i ritmi quasi asfissianti di riprese. Mi piacerebbe poter continuare a far crescere il mio personaggio e migliorare sempre di più non appena ci sarà la possibilità di riprendere a girare.
Quali sono i suoi progetti per il futuro? Appena le produzioni dell’audiovisivo potranno ripartire dovrò finire le riprese del “Paradiso delle Signore Daily 2” che sono state interrotte dalla pandemia e definire insieme alla produzione il mio eventuale impegno per la stagione successiva. Avrei dovuto iniziare a maggio le riprese di un cortometraggio e di un film, finanziati entrambi dalla Calabria Fim Commission, nella provincia di Cosenza. Spero di portare a termine anche questi progetti, specialmente il cortometraggio, su cui lavoro da tempo insieme ad amici e colleghi, che tratta la tematica ludo patia e più precisamente la dipendenza dal calcio scommesse. Vorrei ricominciare con calma anche con il teatro, ma vista la situazione sarà molto dura per me e per tutti gli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo dal vivo. Non ci resta che avere tanta pazienza e sperare di avere un’assistenza dignitosa dal governo e da tutti coloro che stanno cercando di gestire questa situazione assurda e difficilissima da leggere e interpretare.
(Francesco Sarri)